Garantire la necessaria indipendenza alla Sezione logistica e all'Ufficio delle risorse umane per meglio regolamentare l'attribuzione di mandati e degli appalti pubblici e le assunzioni di personale per evitare che questi uffici siano soggetti a "influenze politiche". Questo il senso delle due mozioni inoltrate la scorsa settimana da quattro parlamentari socialisti, Raoul Ghisletta, Fiamma Pelossi, Werner Carobbio e Graziano Pestoni. Le due mozioni, simili nei contenuti, chiedono al Governo di elaborare un messaggio con le basi legali che permettano di fissare dei paletti legali e di trasparenza su aspetti delicati come i mandati e le assunzioni di personale. In questo periodo di richiami all'etica nella gestione dello Stato, dopo i recenti scandali che hanno messo in luce il pericolo di collisione d'interesse tra partiti, imprese private e compiti statali, le mozioni vorrebbero contribuire a rinnovare la fiducia nell'amministrazione statale.

Nel caso dei mandati e degli appalti, la mozione vuole essere una proposta di soluzione legislativa affinché, ad esempio, non si ripeta più lo scandalo del mandato diretto per il nuovo centro di comando della polizia cantonale affidato alla ditta Ghidossi su segnalazione del Consigliere di Stato Luigi Pedrazini. Un caso fra molti che ha scalfito non poco la fiducia dei cittadini nelle autorità cantonali, mettendo a nudo i rapporti particolari tra i politici e le imprese nell'attribuzione dei mandati cantonali. La dichiarazione di Pedrazini secondo cui: «davo per scontato che un consigliere di Stato può segnalare, ritenuto che lo faccia in modo corretto, che esistono degli interessati per dei mandati cantonali» dovrebbe, nell'intenzione della mozione, non essere più giustificabile. Anzi, si chiede che «le raccomandazioni ad organi politici o funzionari volti a favorire l'attribuzione di un mandato o di un appalto da parte dell'ente pubblico siano equiparate a tentativo di corruzione e penalmente perseguibili». Per dare maggiore autonomia e forza di contrattazione alla Sezione della logistica la mozione chiede che essa diventi un organo amministrativo di staff, sull'esempio del Controllo cantonale delle finanze, sottoposta al presidente dell'esecutivo e non al Dipartimento delle finanze e economia (Dfe) come attualmente. Tutto ciò affinché «la Sezione della logistica possa decidere autonomamente le priorità degli investimenti, degli affitti e dell'occupazione degli stabili statatali in base ai principi dell'economicità e della razionalità».
La seconda mozione di Ghisletta e coofirmatari, invece, riguarda l'aspetto delicato dell'ingerenza politica nelle assunzioni di personale negli enti pubblici. Può stupire che nel 2007 essa debba chiedere che: «l'Ufficio del personale decida autonomamente in materia di assunzione di tutti i dipendenti in base ai criteri di competenza, di formazione e parità dei sessi». In realtà oggi l'Ufficio del personale si limita a stilare una graduatoria dei canditati, ma è poi il Consiglio di Stato a nominare il funzionario senza obbligatoriamente tener conto della graduatoria. Il rischio di una nomina basata su criteri di amicizia, parentela o relazione politica invece di criteri oggettivi, dunque, esiste.
Per migliorare l'indipendenza dell'Ufficio risorse umane, nella mozione si vuole elevarlo ad organo amministrativo di staff sottoposto al presidente del Governo. Una carica occupata ogni anno da un consigliere di Stato in un sistema di rotazione. Ciò eviterebbe che l'Ufficio risorse umane sia subordinato come oggi ad un unico Dipartimento, quello delle finanze ed economia e quindi sotto la competenza di un unico consigliere di stato.
Può stupire un'altra richiesta contenuta nella mozione socialista affincheé «sia introdotto l'obbligo del concorso pubblico per ogni tipo di assunzione non dettata da urgenza». Ma non dovrebbe già oggi essere così? Non esiste l'obbligatorietà della messa a concorso dei posti pubblici in seno all'amministrazione cantonale? Teoricamente sì, ma spesso l'obbligo viene aggirato tramite assunzione di personale ausiliario, per il quale l'apertura di un concorso non è neccesaria.
In base agli ultimi dati disponibili (agosto 2004) si osserva che vi è una rilevante differenza del numero di ausiliari impiegati nei vari dipartimenti. Nel Dfe gli ausiliari sono 821, ossia circa lo stesso numero dei dipendenti fissi (865). Negli altri Dipartimenti il numero degli ausiliari era il seguente: Di, 190; Dss, 262; Decs 248; Dt, 90.
Si tratta dunque di numeri rilevanti, che dimostrano il largo impiego di personale ausiliario.
Tra l'altro nell'amministrazione cantonale è in atto da diversi anni il blocco delle assunzioni, ciò che riduce non poco il numero dei posti a concorso. Vi è comunque una normale fluttuazione del personale dovuta a molti motivi (pensionamenti, malattie di lunga durata, cambio di attività, maternità ecc.) che obbliga l'autorità cantonale a cercare dei nuovi funzionari.
Per quantificare il fenomeno abbiamo verificato i concorsi pubblici nell'amministrazione cantonale apparsi sul foglio ufficiale nel 2006, li abbiamo divisi per dipartimenti e infine li abbiamo confrontati con il totale dei posti esistenti in seno ad ogni dipartimento (vedi tabella a lato).
Secondo gli esperti in risorse umane, una normale fluttuazione del personale in una azienda di dimensioni simili a quelle dei dipartimenti dovrebbe aggirarsi attorno al 6–7 per cento. Spesso la fluttuazione viene assorbita dal personale in formazione (apprendisti) ma, nel caso dell'amministrazione pubblica, i posti dovrebbero ugualmente essere sottoposti a concorso.
C'è poi anche la possibilità dei concorsi interni, con spostamenti di personale da un ufficio all'altro, sia nello stesso Dipartimento che in un altro. Ma resta comunque difficile spiegare la differenza notevole che esiste fra i diversi Dipartimenti nel numero di concorsi, soprattutto in funzione della percentuale dei posti vacanti.
Il dubbio dunque che non tutto avvenga secondo le più ferre norme di correttezza sussiste e le mozioni proposte dai parlamentari, secondo Raoul Ghisletta, «sono una richiesta di una maggiore trasparenza dell'apparato statale, a beneficio della fiducia che i cittadini possono riporre nello Stato». Si vedrà se il Governo riterrà opportuno rispondere in tempi brevi a questa esigenza di trasparenza in questo periodo di "moralizzazione" dello Stato oppure lascerà trascorere il tempo delle elezioni.  

Pubblicato il 

02.02.07

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