Tutti hanno il diritto di possedere una piscina? Certamente. E di passare le vacanze in riva ai mari più incontaminati del mondo? Come no. E viaggiare sicuri in un tunnel autostradale a due tubi sotto il San Gottardo? Ci mancherebbe che qualcuno non fosse d’accordo. E farsi curare nell’ospedale universitario più all’avanguardia nel paese più ricco e più efficiente del mondo? Lo stabilisce la legge.


Il paziente prima di tutto. Questo diritto in Ticino costa circa 100 milioni all’anno in finanziamento delle cliniche private, cifra che contribuisce per una buona parte a formare il disavanzo annuale del Cantone. Tale disavanzo fa crescere continuamente il debito pubblico, e siccome il creditore controlla anche la vita del debitore, è diventato senso comune che non si possono più spendere soldi ad esempio per la scuola. In piccolo, è quello che accade ai paesi poveri.


I diritti individuali segnano il cammino civile di un popolo. Guai a quei governi che li calpestano in nome della ragion di stato, guai a quella religione che li subordina a un progetto di salvezza universale. Quando preme un pulsante alla Casa Bianca per uccidere qualcuno che lui chiama “nemico combattente” in Afghanistan o in Pakistan, il presidente Obama probabilmente ignora uno dei fondamenti della cultura giuridica: a partire dal 15 giugno 1215, quando il re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra fu obbligato dai baroni a concedere l’habeas corpus, nessuno può essere privato della libertà personale o addirittura della vita senza un regolare processo.
Ma i diritti individuali possono servire anche a far passare in secondo piano i diritti sociali, come quello di poter vivere una vita dignitosa, avere un lavoro e una casa, studiare, non essere obbligati a competere tutti contro tutti, non avere paura del futuro. All’inizio del Novecento in Ticino vennero costruiti i sanatori a Piotta, ad Agra e a Medoscio per isolare e curare i malati di tubercolosi, perché si era scoperto che la malattia era dovuta a un batterio ed era contagiosa. Ma si capì anche che era necessario curare tutti, anche chi non aveva i mezzi economici per pagarsi l’ospedale, perché era interesse di tutta la società che non ci fosse più alcun portatore della malattia. Infatti quarant’anni dopo i sanatori vennero chiusi, la tubercolosi era stata vinta. Non sarà il medico bravo o l’ospedale prestigioso che ci salverà, ma la capacità dei cittadini di distinguere fra una politica sanitaria seria e la demagogia dei privatizzatori.


È troppo insistente per non essere sospetto il continuo parlare di diritti individuali di ogni genere, dall’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso all’utero in affitto, dai diritti dei minori a quelli dei consumatori. Sono ormai diventati un’arma per eliminare le conquiste sociali, una strategia simile a quella trovata geniale di mettere i lavoratori anziani garantiti da un contratto contro i giovani disoccupati: i padri dovrebbero rinunciare a un po’ dei loro “privilegi” per favorire i figli. Invece si è tolto ai padri senza dare nulla ai figli. E così ci ritroviamo con un’intera generazione di disoccupati costretti ad accettare lavori precari per sopravvivere . Allo stesso modo, la retorica delle libertà e dei diritti delle persone toglie spazio e voce ai bisogni reali della società, e quando l’intera società sarà diventata povera e imbarbarita non ci sarà più bisogno di elargire diritti, né individuali né collettivi.

Pubblicato il 

09.06.16

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