Italia, regionali 2015

È il modello americano. Il voto conta sempre meno, ciononostante conta solo chi vota. Non è per distrazione ma per scelta politica se le astensioni hanno smesso di interessare i partiti, persino quando i votanti sono a stento il 50% dei potenziali elettori in tornate importanti come quella che si è tenuta in 7 regioni italiane.

 

Era già successo lo scorso anno nell'Emilia rossa e il fenomeno di abbandono che segna la distanza dalla politica si è ripetuto domenica scorsa. Sarà un problema se in regioni storicamente di sinistra come Toscana e Marche va a votare meno della metà dei cittadini? Non lo è, il Pd ha vinto 5 a 2, viva Renzi. Eppure Renzi ha perso, la sua marcia trionfale ha subito un brusco arresto. Il rottamatore ha costretto la sua sinistra in un angolo e così l'ha perduta, come è successo in Liguria passata a Toti, lo scendiletto di Berlusconi. Qui la Lega è volata al 20% e in tutto il nord e il centro Salvini ha doppiato Forza Italia minacciando feroci battaglie navali e metropolitane contro migranti e rom. A sinistra di un Pd orfano di un bistrattato Cofferati, in Liguria è andato quasi il 10%, quanto è bastato per consentire a Toti di battere l'indagata renziana Paita. E adesso il premier butta veleno contro i traditori. Ma il traditore è lui che sta traghettando il Pd fuori dai valori della sinistra.


Il Pd con i suoi alleati conquista comunque 5 regioni su 7, strappando alla destra la Campania con il sindaco-sceriffo condannato di Salerno, Vincenzo De Luca. Ha vinto con i voti di tutti e alla faccia di tutti, anche dell'Antimafia che l'aveva bollato come impresentabile. Rivince senza sforzo in Toscana (dove la sinistra ha ottenuto un buon risultato) e nelle Marche, ma anche in Puglia con il poco renziano Emiliano mentre a fatica difende la bandierina in Umbria. In Veneto trionfa la Lega con Zaia che supera il 50% dei voti nonostante lo scissionista Tosi strappi il 12% dei consensi. Berlusconi nel Nordest è marginale (18% la Lega e 6% FI), a dominare l'alleanza delle destre è Salvini sia al nord che al centro. E in Veneto il Pd con l'ultrà renziana Moretti perde più del 20% dei voti conquistati da Renzi alle Europee.


Stare con la Fiat contro la Fiom per bastonare gli operai e con i presidi dittatori per bastonare studenti e docenti sta penalizzando Renzi, la cui base lo abbandona scegliendo (poco) la sinistra e Movimento 5 Stelle e (molto) l'astensione. A destra la leadership passa da un Berlusconi cotto a un Salvini (con i suoi amici fascisti) strabordante. Ma c'è un altro vincitore oltre all'indossatore di felpe demenziali: è Grillo con il suo Movimento 5 Stelle che per la prima volta sfonda anche in elezioni amministrative scavalcando le destre in Puglia e nelle Marche e raccogliendo ovunque risultati a due cifre, anche sopra il 20%. È un altro segnale della crisi della (cattiva) politica. Tra due settimane ci saranno i ballottaggi per i sindaci in molti capoluoghi, tra cui Venezia.

Pubblicato il 

02.06.15
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