La Grecia cavia delle ricette imposte dalla Troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) è diventata il simbolo del riscatto per i popoli del Mediterraneo (i più colpiti dalla crisi) e non solo.


La scelta di Alexis Tsipras come candidato alla Commissione europea da parte delle liste della sinistra “radicale” del sud Europa (più la tedesca Linke) non era tuttavia solo simbolica. La vittoria di Syriza in Grecia è una prova della popolarità di Tsipras ma anche della validità di una lista che vuole essere un’alternativa di sinistra all’austerità e ai nazionalismi di destra. Come? Con un programma che si basa sulla necessità di ribaltare la politica economica della Ue a partire dal recidere i vincoli imposti dal Fiscal compact: obbligo del pareggio in bilancio, riduzione in vent’anni del debito per arrivare al 60% del Pil.


Regole che hanno imposto tagli di spesa e hanno provocato in diversi paesi europei una drastica riduzione dello stato sociale. Inoltre il rientro forzato del debito continuerà a sottrarre risorse da destinare invece agli investimenti e alle politiche di rilancio dell’occupazione. Proprio l’insostenibile livello di disoccupazione (il 13,6 per cento in Italia, il 46 per cento dei giovani tra i 15 e i 24 anni) dovrebbe essere la principale preoccupazione dell’Europa. I vincoli da rispettare dovrebbero riguardare proprio l’occupazione e il welfare per garantire una giustizia sociale e non solo il debito.


Su questi temi le liste che hanno candidato Tsipras propongono delle soluzioni concrete: la Bce non può essere la banca che finanzia solo le banche ma deve aiutare i governi a risolvere i problemi dei diversi paesi. Il debito deve essere rinegoziato con una conferenza europea sul modello di quella tenuta nel 1953 dopo la seconda guerra mondiale per aiutare la Germania. Ogni paese dovrebbe farsi carico di una quota del proprio debito (il 60 per cento del Pil) e il resto dovrebbe essere coperto dalla Bce attraverso l’emissione di Eurobond, la tassazione delle transazioni finanziarie e imponendo tasse a chi inquina (carbon tax). Queste risorse oltre a coprire il debito dovrebbero servire anche a creare nuovi posti di lavoro ecocompatibili: un Piano europeo per l’occupazione, per lo sviluppo di energie alternative, per la riconversione di industrie inquinanti eccetera.


La lista Tsipras (nelle sue varie componenti) che ha ottenuto 52 europarlamentari (3 italiani) si oppone all’approvazione dell’accordo sul Partenariato Transatlantico per il Commercio e l'Investimento (Ttip), negoziato segretamente e che darebbe – secondo le indiscrezioni – molti poteri alle multinazionali a scapito degli interessi collettivi dei cittadini.


Noi siamo europeisti convinti, ma proprio per questo vogliamo tornare ai valori originari, quelli del Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli. Per cambiare l’Ue occorre innanzitutto costruire un’Europa politica, una federazione di stati, che abbiano in comune la politica estera, la difesa e il regime fiscale. Un’Europa che guardi al Mediterraneo come un mare di pace e di solidarietà e che riacquisti sovranità e credibilità per giocare un ruolo (non militare) nella soluzione dei conflitti.

 

Pubblicato il 

05.06.14

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