Il padronato propone di prolungare il contratto per un anno, senza aumenti salariali e senza garanzie sul campo d'applicazione a tutti quei lavoratori che fino ad oggi ne avevano diritto. È l'ultima mossa della Ssic per evitare di concedere miglioramenti sostanziali ai lavoratori di un settore che scoppia di buona salute economica a spese della salute fisica delle maestranze.

Diminuisce il personale (-3,5 per cento) e aumenta la cifra d'affari (+3,1 per cento). È la radiografia del 2010 nel settore edile svizzero. La produttività nei cantieri aumenta dunque del 6 per cento, osserva il sindacato Unia, impegnato in una lunga quanto estenuante trattativa con il padronato per il rinnovo del contratto nazionale di settore. Del boom edile devono approfittare anche gli operai, ripetono incessantemente i sindacalisti. Anche perché, gli operai, non solo non traggono benefici, ma hanno visto peggiorare le loro condizioni di lavoro. Alcuni esempi li ha illustrati lo scorso martedì in conferenza stampa Hansueli Scheidegger, responsabile nazionale Unia per la costruzione. La commissione paritetica cantonale di Basilea ha concesso un piano di lavoro su due turni (dalle 6 alle 22) per la ristrutturazione del centro espositivo della città renana. Le imprese coinvolte non hanno rispettato la concessione, lavorando 24 ore su 24. A coprire le ventiquattro ore, gli stessi operai suddivisi in due squadre. Di fatto esposti a gravi rischi d'infortunio a causa della stanchezza. Altro attacco frontale ai diritti dei muratori arriva dalla pratica del subappalto. Se ne sa qualcosa in Ticino, coi casi denunciati dal sindacato nel cantiere del nuovo centro culturale di Lugano. Ma la piaga dilaga nell'intero paese, come insegna il caso dell'inceneritore in costruzione a Berna. Un'impresa generale tedesca, vincitrice dell'appalto, ha subappalto dei lavori a un'altra impresa tedesca. Quest'ultima a sua volta ha subappaltato a un'altra impresa sloveno-bosniaca. Risultato, una cinquantina di lavoratori provenienti da questi paesi sarebbero stati impiegati sul cantiere bernese a paghe tra gli 8 e i 14 euro l'ora.
Dietro il boom edile svizzero si nasconde quindi un percorso d'involuzione sociale, che richiederebbe un intervento congiunto di padronato e sindacato volto a salvaguardare l'intero settore. Un intervento che dovrebbe condensarsi in un nuovo contratto, dove le regole definite siano chiare e precise a beneficio anche di una concorrenza leale. Eppure il padronato non sembra essere particolarmente interessato a questa prospettiva, denunciano i sindacati. La Società svizzera impresari costruttori vorrebbe ridurre il campo d'applicazione del contratto, escludendo intere categorie di lavoratori (gli autisti della costruzione o i lavoratori del settore di estrazione di sabbia e granito, ad esempio). Di fatto significa ridurre i loro diritti, primo fra tutti il pensionamento anticipato. Inoltre, l'associazione padronale vorrebbe smantellare la protezione dai licenziamenti in caso di infortunio o malattia (attualmente non si può licenziare una persona quando è assente per questi motivi). Infine, la Ssic chiede di poter pagare al di sotto dei salari minimi i nuovi lavoratori.
Malgrado siano iniziate a febbraio, le trattative sono a un punto morto. Dopo aver mantenuto a lungo una posizione ostruzionistica, il padronato avrebbe mostrato il suo obiettivo nell'ultima riunione del 12 settembre. Per la Ssic non ci sarebbe più tempo a sufficienza per trovare un accordo. Il padronato propone quindi di prolungare il contratto per un anno, senza concedere aumenti salariali o impegnarsi nel garantire il campo d'applicazione a tutti quei lavoratori che fino ad oggi ne avevano diritto. Unia rifiuta quella che ritiene una non proposta: «La prima risposta ci sarà sabato 24 settembre, con la più grande manifestazione dei muratori degli ultimi dieci anni» ha spiegato Scheidegger, prevedendo 10 mila manifestanti a Berna quel giorno. Sulla tempistica ha poi aggiunto il sindacalista: «Sono previste ancora tre riunioni col padronato prima della prossima assemblea dei delegati sindacali del 15 ottobre. Se entro quella data non si saranno fatti passi avanti per un migliore contratto, non escludiamo che i lavoratori possano optare per altre misure atte a convincere il padronato».

«Proposta illusoria e insidiosa»

Abbiamo chiesto a Dario Cadenazzi, responsabile di Unia Ticino per l'edilizia, nonché partecipante alle trattative nazionali, una valutazione sindacale alla proposta padronale di prolungare il contratto per un anno senza modifiche.

Cadenazzi, la Ssic dice che non c'è piu tempo per concludere le trattative...
Il 12 settembre è stata la nona trattativa col padronato, iniziata a febbraio. Fino ad allora, la Ssic ha fatto di tutto per evitare l'entrata in materia seria sui temi centrali. Ora arrivano con la proposta di rinviare di un anno la discussione sul nuovo contratto. È una proposta tattica, illusoria, a beneficio dell'opinione pubblica. C'è tutto il tempo per trovare un accordo, se solo ci fosse la volontà da parte padronale.
Quali sono le insidie nel prolungamento di un anno del Ccl?
Molteplici. La Ssic si rifiuta di garantire il mantenimento di intere categorie professionali assoggettate al contratto, demandando la questione del campo di applicazione al Seco. Ci si potrebbe chiedere quale sia il senso del partenariato sociale se si delega al Seco le decisioni. Inoltre, la proposta nasconde la volontà d'indebolire il contratto tagliando fuori un numero importante di lavoratori oggi tutelati. La Ssic si rifiuta anche di risolvere perlomeno la questione salariale, negando degli aumenti più che giustificati dalla crescita di produttività data dai muratori. Abbiamo chiesto 100 franchi, una richiesta modesta, ed è stata ignorata.
Perché il padronato arriva ora con questa proposta?
La Ssic è evidentemente preoccupata per le mobilitazioni nel caso il conflitto dovesse crescere d'intensità. Questo sabato ci sarà una grande manifestazione voluta proprio per dare un segnale chiaro alla Ssic. La proposta del prolungamento del contratto è una mossa padronale per cercare di rompere la dinamiche di mobilitazione in atto sui cantieri.
Se non si trova un accordo, si rischia il vuoto contrattuale…
Non dobbiamo firmare qualsiasi cosa a costo zero. Come organizzazioni sindacali abbiamo il dovere di fare il possibile di quanto ci chiede la base. 16 mila lavoratori interpellati hanno chiesto più protezione. E questo dobbiamo ottenere, punto a capo.   

Pubblicato il 

23.09.11

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