Sono apparse l'altro giorno le ordinanze di applicazione della nuova legge federale sui trapianti di organo. Chi fosse interessato può consultarle sul sito dell'Ufficio federale della sanità pubblica (www.bag.admin.ch). In linea di principio non si può che esserne lieti. A partire dal prossimo 1 luglio varranno le medesime regole per tutto il Paese e scadranno le varie leggi cantonali. Chi parla di trapianti di organo pensa subito ai risvolti etici che una simile pratica porta con sè. Ed è bene che sia così, poiché questa magnifica possibilità della medicina passa comunque nelle vicinanze della morte e del rapporto che ciascuno di noi intrattiene con il proprio corpo. Da anni mi occupo degli aspetti etici della medicina dei trapianti e con molta soddisfazione. Ho incontrato persone molto impegnate e sensibili al dolore altrui. Ho potuto parlare anche con varie donne e uomini che hanno potuto beneficiare di un trapianto ed ho potuto costatare l'intensità dei loro sentimenti di riconoscenza nei confronti di chi aveva donato l'organo e di chi aveva organizzato gli interventi necessari. Ho potuto anche profittare di finanziamenti pubblici e privati per approfondire anche la ricerca teorica attorno a queste possibilità tecniche. Ho toccato con mano però anche le resistenze ed i pregiudizi più o meno forti di una parte dell'opinione pubblica, tendente a vedere nella medicina dei trapianti un grande "business" a sfondo commerciale. La legge svizzera ha tenuto conto di queste resistenze e pregiudizi ed ha formulato regole molto strette. Le ordinanze poi entrano nei minimi dettagli e ci si può chiedere se sia stato davvero necessario cementarli nei paragrafi. La critica si è fatta sentire anche nelle stanze dell'Ufficio federale in questione e la risposta è stata lapidaria: cambieremo le ordinanze anche due volte all'anno se quest'ultime non fossero più rispondenti allo stato attuale della scienze e della pratica medica. Ma è importante che ogni pratica medica sia regolata in maniera pubblica e trasparente. Questa risposta però non mi convince. È davvero l'etica a richiedere una simile precisione di dettaglio? Non lo penso. Infatti regolare nei minimi dettagli con strumenti giuridici significa partire da una ipotesi pessimista secondo cui la classe medica non sarebbe in grado di giudicare secondo parametri di competenza tecnica e di sensibilità morale e dovrebbe quindi essere "imboccata" ogni volta che essa si trovi di fronte ad un dilemma che chiede risposta immediata ed adeguata. Strana concezione del diritto, come se quest'ultimo dovesse regolare ogni dettaglio della nostra vita. Le leggi sono necessarie, ma esse presuppongono la capacità delle cittadine e dei cittadini a percepire e giudicare i dilemmi morali che si presentano nella loro vita. Qualora esse fossero troppo dettagliate, arrischiano di frenare la vita e la qualità delle decisioni che essa comporta. Vale anche qui il classico: "Summum jus, summa injuria".

Pubblicato il 

23.03.07

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