La crisi del mercato ipotecario statunitense si è estesa a macchia d'olio raggiungendo anche la Svizzera. La notizia non è sorprendente. Ubs lunedì ha annunciato che la perdita connessa alla bolla speculativa dell'immobiliare a stelle e strisce ammonta – per ora, ed è bene sottolinearlo – a 4 miliardi di franchi. Una cifra astronomica in valore assoluto, ma modesta se paragonata al potere dell'istituto bancario. Gli utili previsti per il 2007 dovrebbero attestarsi comunque – ha fatto sapere la banca – a 10 miliardi di franchi. Ubs ha anche annunciato un rimpasto a livello di esecutivo. Clive Standish, direttore delle finanze se ne va in pensione a soli 53 anni, mentre Huw Jenkins a capo del settore investimenti della banca diventa ora il saggio "senior advisor" del capo Marcel Rohner. Millecinquento lavoratori verranno invece più rudemente mandati a casa.
Il punto di partenza di questa crisi, come è noto, sono i famigerati "mutui subprime" concessi – non per beneficenza – a cittadini americani poco abbienti che volevano costruirsi o comprarsi l'agognata casetta. Debiti che non sono stati in grado di onorare e che hanno fatto traboccare il vaso. E si sa, la finanza è un vaso comunicante. I creativi dell'alta finanza hanno imbrigliato il pericolo connesso a questi prestiti rischiosi in diversi prodotti immessi sul mercato internazionale. Le banche (Ubs compresa), che vi hanno visto una possibilità di profitto, si sono comprate questi "pacchetti". Non solo, hanno anche prestato denaro ad altri (hedge fund) per l'acquisto dei complessi derivati costruiti sulle fondamenta dei "subprime" (Ubs è esposta per 13 miliardi). La catena di San Antonio è continuata e le banche centrali – ostaggi della moderna finanza – sono intervenute a soccorso degli imprudenti.  
Ubs si è vantata della tempestiva e trasparente informazione e la borsa ha premiato i licenziamenti e il rimpasto di teste. Questa ennesima crisi della finanza mondiale avrà altri colpi di coda, le perdite verranno riviste al rialzo e altri istituti annunceranno "ammortamenti speciali". Il cerotto della politica monetaria – che causa una redistribuzione dei redditi da chi ha solo la casa a chi ha anche i titoli – curerà con ogni probabilità l'ennesimo sintomo della malattia.
Pochi si sono infatti chiesti per quale ragione il capitalismo globalizzato si è gettato alla ricerca disperata di profitto sui disperati d'America. La sovraccumulazione di capitale della nostra epoca è la più grande sconfitta della nostra economia. La genialità iniziale che ha messo a disposizione i risparmi della società – per il tramite delle banche, nel loro vero ruolo – a chi ha potuto farli fruttare creando la moderna società occidentale del benessere materiale, si scontra oggi con un sistema malato. Un sistema che è andato a bussare alle porte degli americani meno abbienti speculando sulla possibilità di fare profitto sulle loro spalle. Enormi quantità di denaro già disponibili oggi – e che potrebbero davvero mutare la sorte dell'umanità – vengono collocati nel luogo sbagliato stringendo la corda al collo di chi ha già poco. I mutui "subprime" sono l'ennesimo esempio di un capitalismo alla deriva. Noi intanto siamo però diventati l'assicurazione sociale della finanza "creativa".

Pubblicato il 

05.10.07

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