In rete va alla grande, il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Cinguetta come un usignolo e rottama twittando questo e quel "vecchio" dirigente del suo partito, il Pd. Dunque Renzi rappresenta il futuro, un futuro in cui neanche il papa può far a meno di cinguettare? Del doman non c'è certezza, ma nel presente il rottamatore ha perso le primarie fermandosi sotto il 40 per cento e solo nella sua Toscana ha sorpassato il segretario Pierluigi Bersani, quello che «è meglio un uccello in mano che un tacchino sul tetto», superando così in fantasia persino il sosia comico Crozza.
E' poco, è tanto il 40 per cento? E' moltissimo, per chi ha iniziato la sua corsa alla guida della coalizione di centrosinistra schierandosi «con Marchionne senza se e senza ma». Per chi si fa sostenere da finanzieri radicati nei paradisi fiscali, per chi neanche a 24 ore dal voto è disposto a riconoscere il diritto dei palestinesi ad avere uno stato. Renzi in qualche modo ha vinto la competizione, mettendo a nudo l'assemblaggio improbabile di montiani e anti montiani, invocando "la gente" e il comprensibile odio di massa contro la casta politica, "superando" le differenze tra destra e sinistra, in realtà assumendo le idee della destra, vantando visite amichevoli ad Arcore.
Il successo mediatico di Renzi ha ragioni non così diverse da quelle che spingono Grillo verso percentuali iperboliche: il vuoto della politica che ha delegato ai poteri forti il governo del paese (senza rinunciare alla grande abbufata, mentre "la gente" non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena), apre dei buchi che altri riempiono.
Resta il fatto che Bersani ha vinto, sia pure al secondo turno e grazie all'aiuto del tertium non datur: Nichi Vendola, presidente della Puglia e leader di Sel.
Ora, sostengono dalla sponda sinistra dello schieramento coinvolto nelle primarie, le idee di sinistra nel Pd da odore si faranno sapore, programmi, battaglie antiliberiste. Chissà cosa ne pensa il giuslavorista Ichino, il referente di Renzi che combatte contro lo Statuto dei lavoratori e i diritti in fabbrica, mentre Vendola contribuisce alla raccolta di firme in difesa dell'art.18 dello Statuto. La sinistra coerentemente antimontiana ha criticato la scelta del presidente della Puglia di andare a legittimare un partito e un programma che non rappresentano un'alternativa al montismo ma solo una variante dalla faccia meno feroce. Così sono in corso i lavori per costruire un quarto polo, a sinistra del Pd e ovviamente delle destre e dei centristi.
C'è poco tempo, e se lo sfascio delle destre lascia pensare a un cambiamento di rotta dopo Berlusconi e Monti, non si sa ancora con quale legge si voterà. E non si sa, variabile tutt'altro che secondaria, se il Cavaliere deciderà di ritirarsi nel suo fortino con la figlia di Mubarak e le giovani scoperte dei talent-scout Lele Mora e Emilio Fede, oppure scenderà di nuovo in campo a ricordarci che gli incubi non sono finiti.

Pubblicato il 

07.12.12

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