Assunzione degli interinali, metodologia produttiva nata dal basso. Sono  alcuni dei miglioramenti ottenuti dalle maestranze alle Officine Ffs di Bellinzona. Conquiste impensabili in altre realtà o alle stesse Officine qualche anno fa. Salvato il posto di lavoro, il personale e il suo comitato lottano, giorno dopo giorno, per migliorarne la qualità.  

Al primo piano delle Officine di Bellinzona, giusto sopra la portineria dell'entrata principale, nella sala della commissione del personale c'è fermento. Alcuni membri della commissione stanno completando un documento in vista di una prossima riunione. Con molta meticolosità leggono e rileggono il testo, sostituiscono delle parole, controllano le cifre e ne verificano ogni virgola. Il documento sarà spedito in serata perché possano rileggerlo a casa prima di abbandonarsi a Morfeo. E l'indomani ne discuteranno un'ultima volta per approvarlo definitivamente. Un lavoro certosino quello della Commissione del personale delle Officine. Per cercare di fare «dei passettini in avanti» dice Gianni Frizzo, presidente della Commissione. Perché la questione Officine non può dirsi conclusa malgrado i riflettori dei media siano spenti.
Certo, la vittoria più grande fu quel cinque aprile 2008, quando il piano aziendale che prevedeva la chiusura dell'Officina di Bellinzona fu ufficialmente «annullato» dalla dirigenza delle Ferrovie federali svizzere (Ffs). Un accordo che pose fine a 33 giorni di sciopero e aprì la strada alla tavola rotonda tra commissione e dirigenza Ffs per definire il futuro delle Officine. Ma da allora le trattative sono proseguite nel silenzio mediatico. Eppure dei «passettini in avanti», per dirla alla Frizzo, se ne sono fatti. Altri passi invece stentano, quasi la gamba fosse bloccata nei suoi movimenti.
Parliamo dai progressi. Da anni alle Officine, a specchio delle altre realtà lavorative, si è assistito ad una lenta erosione dei posti fissi sostituiti da un aumento dei lavoratori precari, impiegati attraverso le agenzie interinali. Ora si assiste ad una controtendenza: «due terzi degli attuali interinali saranno assunti direttamente dalla Officine, mentre il terzo rimanente lo sarà entro la fine dell'anno» spiega Frizzo.
Un risultato possibile perché scritto nero su bianco in una delle numerose riunioni della tavola rotonda. In particolare, fu scritto nella riunione cruciale dove all'ordine del giorno era il passaggio della struttura Officine dalla divisione Cargo a quella Viaggiatori. Una riunione, inizialmente annullata, nella quale il Comitato di sciopero delle Officine aveva posto una settantina di domande all'indirizzo delle Ffs per avere chiarimenti sulle motivazioni del cambiamento di divisione e le conseguenze per lo stabililmento.  Se oggi i lavoratori interinali impiegati da diversi anni alle Officine avranno più certezze per il loro futuro professionale, lo si deve, allo sciopero in primis, a quella riunione poi e alla caparbietà con cui il Comitato ha perseguito lo scopo. «Fin dall'inizio i lavoratori interinali avevano aderito alla lotta delle Officine, scioperando e restando al fianco dei fissi. Da allora, tramite riunioni regolari, il Comitato ha raccolto le loro paure e speranze. La loro assunzione fa parte di questo percorso» conclude Frizzo. I posti sono stati messi a pubblico concorso, ma tra le qualifiche richieste vi era anche l'esperienza lavorativa in un particolare settore come quello delle Officine. Per inciso, vi era un interinale che lavorava da sette anni alle Officine.
Veniamo ad un altro «passo in avanti». I lettori di vecchia data di area forse si ricorderanno del metodo Kai Zen. Ne avevamo parlato nel dossier dedicato alle Officine un anno prima dello sciopero (area del 6 luglio 2007). Il Kai Zen è una filosofia aziendale volta a migliorare la produzione. Fu introdotto per la prima volta dalla Toyota negli anni 60 del secolo scorso. L'introduzione del Kaizen alle Officine di Bellinzona fu imposta dall'alto nel 2006. «Ci hanno fatto capire che a chi non va bene se ne può anche andare. Ce l'hanno imposto, il Kai Zen» commentava allora un operaio delle Officine.
Oggi il Kai Zen non c'è più, sostituito da un sistema di ottimizzazione che nasce dal basso. Ogni reparto decide in autonomia come raggiungere gli obiettivi, valorizzando le idee di tutti i collaboratori. La rimozione del Kai Zen e il nuovo modello sono stati presentati ai lavoratori in sala pittureria lo scorso agosto dal direttore dello stabilimento, Sergio Pedrazzini e dalla Commissione del personale. È una delle misure contenute nei «Principi generali condivisi», relativi alla produzione delle Officine finalizzate a perseguire gli obiettivi di miglioramento.
Niente piu metodo Kai Zen, «un altro passo in avanti» commenta Frizzo. Non ci sono neanche più i cronometristi che ti spiano alle spalle mentre lavori, così come sono stati eliminati i «pedometri», gli strumenti che contano il numero di passi effettuato dall'operaio. «Il Kai Zen, il cronometro, il pedometro sono tutti strumenti che non tengono conto della persona che sta dietro al lavoratore. Alle Officine queste tecniche le abbiamo eliminate, ricostruendo invece il rapporto partendo dal rispetto dell'essere umano, della sua esperienza e della sua personalità» spiega Frizzo. Passi avanti, si diceva. Sicuramente in controtendenza rispetto ad altri posti di lavoro. Il motto: «la libertà non si mendica; si conquista» sembra calzare a pennello nel caso delle maestranze delle Officine.


Previsioni incerte

Il futuro delle Officine resta comunque molto incerto. Seppur garantito per l'immediato futuro, molte ombre si addensano sul medio-lungo termine. Ad alimentare i dubbi è stato il direttore Ffs Andreas Meyer quando ha annunciato in aprile l'ipotesi che l'ex regia federale venda il 49 per cento di Ffs Cargo. Tra i possibili acquirenti vi sono le ferrovie francesi, Sncf, e le tedesche Deutsche Bahn. Ma nella rosa dei papabili figurano anche altre cinque imprese, i cui nominativi però non sono stati svelati dal direttore Meyer. I vertici Ffs hanno fatto sapere che entro fine anno decideranno se si procederà o meno alla vendita di Ffs Cargo. Quest'ultima è attualmente il maggior cliente delle Officine di Bellinzona.
Già a fine 2008 era arrivata una brutta notizia dall'altro grande cliente delle Officine di Bellinzona. Hupac, l'impresa attiva nel trasporto combinato strada-ferrovia nel cui consiglio di amministrazione siede Nicolas Perrin, direttore di Ffs Cargo, aveva annunciato di ridurre il volume della manutenzione alle Officine di Bellinzona della sua flotta di 3500 vagoni.
Per poter sopravvivere sul lungo termine, le Officine bellinzonesi hanno dunque l'esigenza di cercare nuovi clienti. Il Comitato di sciopero aveva perciò insistito affinché le Officine potessero disporre di un reparto vendita autonomo dalla centrale, in grado di cercare nuovi clienti, magari sul mercato italiano. La proposta era stata accolta, non senza difficoltà, nella tavola rotonda. Ma è rimasta parzialmente incompiuta. Dei tre venditori che dovevano essere impiegati a Bellinzona, solo uno è attivo da quasi un anno. Il secondo posto è stato messo a concorso in questi giorni. Per il terzo si vedrà.
Per valutare le opportunità di crescita delle Officine, la Supsi (Scuola universitaria professionale della svizzera italiana) su mandato del governo cantonale, sta conducendo una ricerca scientifica che dovrebbe concludersi, ed essere resa pubblica, entro la fine dell'anno. Per ora sullo studio vige il massimo riserbo. Ma sono molti gli esperti esterni a ritenere che ci sia un potenziale mercato per le Officine tuttaltro che trascurabile. L'importante è essere attrezzati per poterlo conquistare.
Per ora di certo c'è solo il prossimo appuntamento della tavola rotonda, il 21 novembre.

Pubblicato il 

09.10.09

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