A vincere queste ultime elezioni latinoamericane non è stato un uomo, bensì una via; un nuovo modello di costruzione sociale basato sulla cosiddetta "democracia protagonica". Stilando un bilancio finale del processo elettorale venezuelano – conclusosi lo scorso 5 dicembre con la proclamazione del rieletto presidente Hugo Chávez Frías – ci rendiamo conto del reale esercizio democratico avvenuto in tutto il paese. Fatte alcune eccezioni, la giornata del "3d", ossia tre dicembre, si è svolta all'insegna del rispetto delle distinte posizioni politiche, della fiducia nell'arbitro elettorale (Cne) e del coinvolgimento allegro ed entusiasta della popolazione. Un voto libero, segreto e trasparente, contraddistinto da un eguale diritto a partecipare e sfociato in una multipla vittoria. In primo luogo, la vittoria di un intero popolo, quello venezuelano, che si è reso realmente protagonista delle proprie scelte.

Dal tradizionale balcone del Palacio Miraflores di Caracas risuonavano così le parole di felicitazione per questa giornata di dicembre inedita e memorabile: «Questa è la vittoria dell'amore, della pace, della speranza e di tutto il popolo venezuelano. Evviva Venezuela vittorioso sempre! Ricordiamo Simon Bolívar; tua è la vittoria Bolívar. Anche a lui dedichiamo la vittoria del popolo bolivariano. Colui, che è tornato, e come disse Neruda, si sveglia ogni 100 anni». Con queste parole, il Presidente della Repubblica Bolivariana Hugo Chávez*, ha salutato il popolo in festa. Ha poi aggiunto: «La mia ammirazione va a tutta la nazione, senza nessuna eccezione. A questo popolo valido e nobile. Mi prostro ai piedi di questo immenso popolo, a cui offro la mia vita, il mio amore, la mia ammirazione e la mia umiltà».
Così, è iniziata una nuova epoca della storia venezuelana e forse chissà anche di un intero continente.
Per molti commentatori ma soprattutto per la popolazione venezuelana, la rielezione del leader socialista, indica innanzitutto, il successo del processo di cambiamento strutturale, economico e sociale concretizzatosi negli ultimi 8 anni di governo. Un trionfo, quello del programma socialista, che ha contato sull'appoggio di quasi 7 milioni e mezzo di voti e che ha prevalso in tutti i 24 stati del paese, compresi quelli storicamente controllati dai partiti conservatori.
Con un indice di astensione (il più basso degli ultimi tempi) situatosi attorno al 25 per cento dell'elettorato, queste elezioni vantano di un primato storico di partecipazione, requisito fondamentale per una democrazia sostanziale. Inoltre, il riconoscimento pacifico dei risultati, da parte di tutti gli attori politici, è stato definito come il traguardo più grande ed appagante di questo processo. Con un occhio rivolto al passato, si auspica che l'opposizione tenga fede alle proprie parole e non tradisca i suoi buoni propositi. L'invito di Chávez «ad incorporarsi nel dibattito delle idee, voltando per sempre la pagina del golpismo, del fascismo, della negazione della volontà della maggioranza e del disconoscimento delle istituzioni», regole d'oro del gioco democratico dimostra una volta di più, l'apertura e l'impegno dell'"oficialismo" a dialogare. Ben inteso, un dibattito contrario ai ricatti e alle condizioni imposte.
Sembrano delicati ed impegnativi gli obiettivi futuri. Oggi, una delle sfide più grandi di questo nuovo governo, è infatti racchiusa nella costituzione di un nuovo patto sociale. L'inclusione di tutti i settori della società nella gestione dello stato e in particolare l'inclusione dell'opposizione nel governo. La richiesta di un governo che dialoga, di un governo ampio che includa tutti rappresenta uno dei punti cardine di questa nuova fase politica: «sono d'accordo – afferma il presidente – che tutti debbano essere inclusi nel processo di costruzione di un paese nuovo. Per questo, credo che la lotta contro la povertà, contro la miseria, l'insicurezza, la corruzione, il burocratismo, sia una battaglia di tutti. Tutti devono essere inclusi nello sviluppo economico del paese, nello sviluppo di una nuova società basata sull'amore, sulla cooperazione, sulla solidarietà e nella costruzione della via venezuelana al socialismo. Non solo per appoggiarla, ma anche per criticarla. Io non metto nessuna condizione, solamente che tutti partecipino e apportino il loro contributo, come molti stanno già facendo. Possiamo fare di tutto: riunioni, discussioni, dibattiti di idee, e via dicendo, ma finché io vivrò qui non si tornerà a redigere nessun patto elitario alle spalle di un popolo. Perché è un popolo che sta parlando e questo governo sarà leale per sempre a questo popolo, che ha detto sì al socialismo e alla rivoluzione».
Un'altra volta le maggioranze hanno parlato: "Vox populi vox deus", la voce del popolo è la voce di dio, cosicché coloro che stanno accarezzando l'idea di un nuovo patto che includa questa o quest'altra élite economica o politica possono tanto dimenticarselo. «Venite tutti, impresari, intellettuali, oppositori: stiamo costruendo apertamente e in modo trasparente un paese distinto» ha aggiunto Chávez.
Di pari passo vanno le proposte di riforma costituzionale, lanciate dallo stesso presidente Hugo Chávez. A partire da questa settimana verrà infatti nominata una commissione presidenziale, con esponenti di diversi partiti e settori, per analizzare e dibattere i previsti cambiamenti costituzionali. Non si tratta solo di emendamenti superficiali, ma di una revisione completa dell'intera Costituzione venezuelana, lanciando nello stesso tempo un dibattito nazionale, dove ognuno avrà il diritto di proporre, opinare e partecipare. Infine, aggiunge Chavez «siccome in Venezuela esiste una democrazia partecipativa e non elitaria, qualsiasi riforma costituzionale deve essere approvata dal popolo e perciò, previo dibattito parlamentare, la riforma costituzionale verrà formulata attraverso un referendum popolare che chiamerà nuovamente la cittadinanza al voto. Solo così può essere rafforzata e consolidata la democrazia venezuelana».
La colonna portante e il successo del progetto socialista sembra dunque proprio risiedere nell'ampia partecipazione sociale e nella rinascita delle forze popolari. La condizione primaria del loro risorgere dimora nella stessa coscienza dei popoli.

* Le citazioni tra virgolette sono estratte testualmente dal discorso di Chavez pronunciato durante la conferenza stampa del 5 dicembre 2006 presso il Palazzo presidenziale.

Pubblicato il 

15.12.06

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