L'editoriale

Una campagna volta a banalizzare e a sminuire la portata della modifica legislativa, così come a ridicolizzare gli avversari che si preoccupano delle aperture prolungate per una ventina di negozietti su 1'350. Un'opportunità, apprendiamo sempre dalla Nzz, che due giganti del commercio al dettaglio come Coop e Migros nemmeno coglierebbero: nonostante controllino circa 350 shop dichiarano di non avere «alcun interesse» alle aperture notturne. Davvero curioso se si considera il permanente attivismo di questi soggetti in favore di una liberalizzazione sempre più spinta.


La strategia della menzogna non è però nuova se guardiamo al processo di deregolamentazione degli orari di lavoro nel settore della vendita (ma non solo) in atto da una ventina d'anni a livello sia federale sia cantonale, che si è in parte riusciti a contenere grazie ai referendum e agli effetti che questi hanno avuto sulle scelte politiche. A ogni occasione i fautori della liberalizzazione ci dicono e ci promettono che si tratta solo di introdurre un'eccezione per soddisfare dei presunti bisogni particolari: una volta quelli dei viaggiatori, un'altra quelli degli automobilisti, un'altra ancora quella dei turisti e un giorno quella dei cittadini che si sentono insicuri quando i negozi chiudono.


Il risultato è che le eccezioni si moltiplicano e l'introduzione della giornata lavorativa di ventiquattr’ore si avvicina a grandi passi, come dimostrano tra l'altro anche altri progetti di liberalizzazione (molto più ambiziosi e pericolosi) che godono del sostegno del Parlamento e del Consiglio federale e a cui l'apertura 24 ore su 24 dei negozietti nelle stazioni di benzina spianerebbe la strada.


In gioco, insomma, c'è qualcosa di più della sorte di 23 shop, anche se in questo momento a qualcuno conviene non dirlo.

 

Pubblicato il 

07.02.13

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