Ci risiamo: ancora una volta i pensionati italiani residenti all’estero sono chiamati a dichiarare i loro redditi e ad attestare la loro esistenza in vita, rispettivamente dall’Inps e dalla Citibank (l’Istituto bancario attualmente preposto al pagamento delle pensioni Inps a beneficiari residenti all’estero).

 

Un vero e proprio incubo per i pensionati ed un lavoro straordinario per gli uffici di patronato all’estero (come ci riferisce il responsabile dell’Ital-Uil in Svizzera, Mariano Franzin, nella sola Confederazione Elvetica centinaia di pensionati si stanno presentando quotidianamente agli sportelli del patronato) e per la stessa rete consolare italiana. Infatti, proprio a cavallo delle recenti festività di fine anno, tantissimi connazionali, titolari di una pensione italiana, hanno ricevuto quasi in contemporanea sia la lettera dell’Inps per la dichiarazione reddituale 2010 (con l’intimazione che, in caso di mancata risposta entro il 28 febbraio 2013, l’Istituto avrebbe provveduto a sospendere il pagamento della pensione), sia la richiesta di attestazione dell’esistenza in vita da parte della Citibank.

 

Sì, un vero e proprio incubo quello a cui sono chiamati ormai ogni qualche mese i pensionati Inps a ripetere i soliti adempimenti burocratici da parte dell’Inps e della Citibank, spesso anche con solleciti per risposte che i pensionati avevano già provveduto correttamente a fornire. Ovviamente comprendiamo bene che sia l’Inps sia la banca pagatrice delle pensioni vogliano premunirsi per evitare illecite riscossioni. Tuttavia ci chiediamo che senso abbia questa continua perse- cuzione dei pensionati anziani (a volte anche molto vecchi e con problemi fisici) residenti all’estero che spesso percepiscono, peraltro, importi mensili di solo qualche euro e quindi senza alcuna integrazione sociale; pensionati che vivono in località anche molto distanti da un ufficio di patronato ed ancor più lontani da una sede consolare. Pensionati che, non di rado, per tali motivazioni, si vedono costretti a farsi autenticare la firma per l’esistenza in vita da una autorità locale dovendo così sborsare, per esempio in Svizzera, anche trenta franchi per questo servizio.

 

Da tempo è stato richiesto all’Inps, dai patronati ed anche con una interrogazione parlamentare dell’onorevole Laura Garavini (Pd), di estendere pure ai patronati la possibilità di autenticare l’esistenza in vita dei pensionati, ma invano. Così che l’incubo, per i nostri pensionati emigrati, continuerà anche in futuro, tanto che molti di loro, per evitare impicci burocratici per riscuotere pochi euro, stanno già rinunciando alla riscossione della loro pensione italiana. Che sia proprio questo lo scopo ultimo di tale persecuzione? Chissà. Post scriptum: in ogni caso, per evitare inutili viaggi per raggiungere il patronato o un ufficio consolare, ricordiamo che per l’attestazione dell’esistenza in vita alla Citibank ci si deve rivolgere personalmente ad una autorità locale oppure al consolato italiano muniti di un documento di identificazione; mentre per la compilazione dei modelli reddituali per l’Inps ci si deve rivolgere al patronato muniti della dichiarazione dei redditi relativa all’anno di pertinenza e di un documento di identità.

Pubblicato il 

24.01.13

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