Per i socialisti e, in genere, la sinistra ticinese la delusione per l'esito del ballottaggio per l'elezione del Consiglio degli Stati è cocente. Il risultato del primo turno, con Franco Cavalli distanziato di appena 450 voti da Filippo Lombardi, aveva illuso che un'elezione storica fosse possibile, per quanto difficile da ottenere. Il secondo turno ha chiarito che di vana illusione si trattava: Lombardi ha ristabilito le distanze con un confortevole margine di oltre 5 mila voti. Tutto resta come prima, forse peggio di prima. E Cavalli esce definitivamente dalla scena politica.
Il ballottaggio ha confermato che in Ticino la destra non solo è viva, ma è in splendida forma. La convention messa in piedi da Lombardi con il pretesto dell'arrivo di Doris Leuthard, eterna madonna pellegrina, ne era già stata un bell'esempio. C'erano tutti a far capire che il momento era importante, ma anche che sono tanti e potenti. Molto potenti. In quest'anno elettorale l'hanno dimostrato più volte: spostando ad aprile un pacco di voti su Marco Borradori e la Lega, impedendo l'elezione al Nazionale a Giovanni Merlini e riuscendo quasi a sostituire una politica di lungo corso come Simoneschi Cortesi con un signor nessuno qual è Michele Moor (che per riconoscenza ha appena assunto Marina Masoni nella "sua" banca). In definitiva, tenendo sempre in ostaggio i due partiti che si vorrebbero di centro e lasciando sfogare Lega e Udc, che poi quando servono ci sono sempre. Quanto alla mancata rielezione di Masoni in governo, più che una sconfitta della destra che la sosteneva in realtà è stata la sostituzione di una personalità diventata indifendibile con una più presentabile: certo lo stile di Sadis è di gran lunga preferibile a quello di Masoni, e qualcosa anche lo stile conta, ma sull'asse destra-sinistra questo avvicendamento ha modificato pochi equilibri (semmai ha risolto un problema al Plr).
Sul fronte opposto, invece, soltanto i socialisti e la sinistra hanno creduto che l'occasione del ballottaggio fosse importante e da cogliere. Oltre il messaggio non è arrivato. Non è giunto alla base leghista, così popolare e dunque teoricamente interessata alle istanze difese dalla sinistra. Ma non è giunto nemmeno ai radicali, così abili nel chiedere e ottenere i voti della sinistra (e spesso nell'ottenerli senza nemmeno chiederli), così furbi da riuscire a non darne in cambio nemmeno uno. Perché loro, i radicali, lo sanno: di etica e massimi sistemi si potrà anche parlare con la sinistra, ma gli affari si fanno a destra. È il Ticino di sempre, bellezza.
Ma Cavalli e la sinistra hanno perso anche perché molti ticinesi hanno votato più con le trippe che con il cuore o con il cervello. Dalle urne è dunque emerso il carattere di un popolo che in Lombardi si riconosce: furbetto, approfittatore, sempre pronto a lagnarsi e a pretendere a gran voce, sincero solo quando serve. Perché così è il ticinese medio: gli piace bere un po' troppo e poi farsi la sparata in macchina, che se lo becca il radar potrà sempre dire che guidava la segretaria. In democrazia ogni popolo elegge chi si merita. A Cavalli la sensibilità, la generosità e la competenza non sono servite a nulla. Il Ticino non lo meritava.

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23.11.07

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