"Telefona ad un amico", "Parla con il nonno", "Convinci i tuoi genitori": mai come questa volta i giovani americani, diventati grandi consumatori di siti elettronici come Facebook, MySpace o You tube, potrebbero fare la differenza e riuscire a contribuire a portare per la prima volta nella storia degli Stati Uniti un nero alla Casa Bianca. È su questi siti che si moltiplicano i filmati, come quello su "The great Schlep", che incita i nipoti di ebrei ritiratosi in Florida ad andare a visitare i nonni per convincerli a votare Obama. Anche i neri hanno scoperto questo mezzo e lo usano per conquistare gli indecisi a sostenere il candidato democratico. La rapida trasformazione dei mezzi di comunicazione sta spiazzando i media tradizionali, fatti di dibattiti e tavole rotonde, che sono meno attraenti dei brevi video, che hanno ormai invaso le case americane e ridotto l'indice di ascolto delle televisioni. Grazie anche a questi filmati che si spostano con un semplice email i sondaggi girano sempre più convinti nella direzione del senatore dell'Illinois, un personaggio che sino a 4 anni fa era praticamente sconosciuto al grande pubblico americano. Adesso il suo volto è ovunque grazie anche ai tanti soldi che sono confluiti nelle sue casse. Solo in settembre ha raccolto 150 milioni di dollari, molti più del suo contendente repubblicano. Non sono solo loro ad aver contribuito a far girare il vento nella direzione democratica. La crisi finanziaria, i grossi problemi che incontrano le famiglie a pagare le ipoteche e adesso persino a farsi pagare gli stipendi hanno fatto capire, a chi finora aveva votato repubblicano, che la ricetta del presidente Bush ha portato ad un vero e proprio fallimento. McCain ne sta facendo le spese, complice anche il fatto che il suo contendente è un ottimo oratore in grado di conquistare il grande pubblico. Lo si è visto nei giorni scorsi a St. Louis, nel Missouri, quando la piazza si è riempita di 100mila persone venute ad ascoltarlo. McCain non conosce questi bagni di folla. Spesso deve accontentarsi di qualche centinaio di persone, come fanno ben notare i programmi satirici americani, che non perdono occasione per colpire il più debole. Se da quattro anni i media americani poi non facevano che parlare di guerra in Iraq ed evitavano i dibattiti sull´economia, questa volta per McCain è molto difficile conquistare l'attenzione del pubblico sui temi militari, sulla difesa o sul pericolo del terrorismo, che gli sono più consoni. Gli americani a cui chiede fiducia hanno altro a cui pensare. Adesso i loro grattacapi si chiamano ipoteche da pagare e casa da salvare. La guerra che la gente sta combattendo è diversa da quella prevista dai programmatori delle campagne elettorali, che volevano puntare sulle persone e poco sui temi per non mettere a nudo debolezze dei contendenti, che non hanno esperienza governativa, ma solo parlamentare. Adesso la gente vuole sapere quali programmi economici propongono i candidati in lizza e cosa intendono fare per frenare una borsa sempre più imprevedibile e volatile, che ha contribuito al fallimento di colossi bancari che sembravano pilastri indistruttibili e che invece si sono sgretolati lasciando increduli il mondo intero. Quest'anno anche gli immigrati, in particolare i latinos, parteciperanno più numerosi alle elezioni di novembre. Molti sono diventati cittadini statunitensi e si registrano per la prima volta sulle liste elettorali per poter andare alle urne. Molti abitano in stati dove l'esito del voto è ancora incerto. L'"Alleanza noi siamo l'America", organizzazione di difesa dei diritti delle minoranze, è riuscita a far registrare 83mila nuovi votanti in Florida, 35mila in Pennsylvania e altrettanti in Colorado. Proprio loro potrebbero influire sull'esito dello scrutinio. In Nevada, lo stato di Las Vegas, l'Alleanza ha registrato 52mila persone. Bush 4 anni fa si era imposto con un margine di soli 21.500 voti. Nel vicino New Mexico, i 40mila nuovi votanti potrebbero far pendere l'ago della bilancia dalla parte dei democratici che 4 anni fa sono stati sconfitti per soli 6mila voti. Obama può contare sicuramente anche sui voti dei sindacati. Basta andare sulla pagina dell'Afl-Cio, l'Uss americana che raggruppa milioni di lavoratori, per capire il grande impegno di mezzi che i sindacati, messi in quarantena da Bush, stanno investendo nella speranza che ritorni alla Casa Bianca un democratico, tradizionalmente più vicino ai lavoratori e quindi più attento alle loro rivendicazioni. La potente organizzazione sindacale ha allestito una pagina web espressamente dedicata alle elezioni di novembre e dove ognuno può confrontare le risposte dei candidati ai problemi che attanagliano il paese. Molti sindacalisti sono poi tutto il giorno attaccati al telefono per convincere gli indecisi o gli iscritti alla loro organizzazione a votare per il candidato democratico. La mobilitazione è maggiore verso gli stati dove vi è più incertezza. È lì che si sta giocando la partita. «Stiamo chiamando membri della Florida, dell'Ohio, del Nevada, del Michigan e del Colorado per convincerli a votare per Barack Obama», affermano alcuni volontari dell'Afl-Cio che abitano in California, Stato ormai sicuro per i democratici, ma dove si continua a lavorare per non lasciare niente intentato. Dopo tutto i sondaggi potrebbero anche sbagliarsi. Già in passato vi erano stati casi di candidati che sembravano eletti, ma che poi sono usciti sconfitti alle urne. Obama ha un grosso sostegno tra i giovani, ma l'appoggio degli indecisi o degli anziani non è così sicuro. In questa campagna si parla poco del colore della sua pelle, ma anche quella potrebbe fare la differenza. Tanto più che non tutti i neri si schierano dalla sua parte anche perché non lo ritengono un vero nero americano, perché non ha partecipato alle grandi battaglie degli anni '60 guidate da Martin Luther King. In questi giorni comunque Colin Powell, l'ex responsabile repubblicano della diplomazia americana e anche lui uomo di colore, ha deciso di sostenere pubblicamente la candidatura di Obama, ciò che potrebbe garantire al candidato democratico voti neri soprattutto tra i ceti più abbienti e tra gli indipendenti. Sono molti comunque i repubblicani che hanno deciso come Powell di votare questa volta democratico. Anche in questo caso le video-testimonianze non si contano come pure i filmati pubblicitari. «Sono sindacalizzato e l'ultima volto ho votato per Bush, ma questa volta darò la mia preferenza ad Obama», afferma un giovane lavoratore incitando i colleghi o quelli come lui a fare altrettanto perché Obama è la speranza. Certo all'ultimo dibattito televisivo McCain ha cercato con l'idraulico Joe dell'Ohio (è stato nominato ben 26 volte) di mettere in corner Obama, accusando il suo piano fiscale di strozzare la gente come Joe. In difesa del candidato democratico, sulle colonne del New York Times, è sceso in campo il nuovo premio Nobel per l'economia, Paul Krugman. In un suo commento ha dimostrato che sul piano fiscale per il ceto medio le cose andranno meglio con Obama, ma sicuramente peggio per i manager di hedge fund che saranno tassati di più. «Il partito repubblicano – conclude Krugman – non è il partito dei lavoratori americani». Molti lo hanno capito, ma adesso resta da vedere se questo farà la differenza alle imminenti elezioni. Chi è Barack Obama Barack Obama (47 anni) nasce a Honolulu da padre keniano e madre americana. Il candidato democratico alla presidenza americana ha trascorso una parte dell'infanzia in Indonesia, dove la madre si era trasferita. In seguito ritorna negli Stati Uniti e si laurea in scienze politiche. A Chicago dirige un progetto non profit che organizza programmi di apprendistato per i residenti dei quartieri poveri. In seguito studia legge ad Harvard e nel 1990 diventa il primo presidente afroamericano della celebre rivista Harvard law review. Nel 1992 sposa Michelle Robinson con la quale ha due figlie: Malia, di otto anni, e Natasha, di cinque. Dopo essere stato membro per anni del senato dell'Illinois nel 2004 si fa eleggere senatore a Washington. Dopo una lunga campagna, Obama ha ottenuto il quorum necessario per la nomination democratica, diventando così il primo nero a correre per la Casa Bianca. Chi è John McCain John McCain (72 anni) è nato a Coco Solo, nella zona del Canale di Panama controllata dagli Stati Uniti. Sia il padre che il nonno erano ammiragli della U. S. Navy. Anche lui segue una carriera militare. Nel 1967, durante la guerra del Vietnam, il suo aereo viene abbattuto sopra Hanoi. MacCain rimane gravemente ferito e fatto prigioniero per 5 anni e mezzo. Nel 1980 divorzia dalla prima moglie e sposa Cindy Lou Hensley, figlia di un magnate della birra. Insieme hanno 4 figli Meghan, Jack, Jimmy e Bridget. Abbandonata la carriera militare, nel 1982 McCain si candida per il Partito Repubblicano, e diventa Rappresentante (deputato) dell'Arizona. Nel 1987 passa al Senato e diventa una figura di spicco del partito. Nel 2000 si candidata per la prima volta alle primarie repubblicane per la Presidenza, ma il partito gli preferisce George Bush. Quest'anno i repubblicani lo hanno scelto per succedere a George Bush.

Pubblicato il 

24.10.08

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