"Maretta in casa socialista". Così titolava mercoledì della scorsa settimana il Giornale del Popolo il pezzo nel quale riferiva del dibattito avvenuto la sera prima fra i sei candidati alla lista del Partito socialista (Ps) per l'elezione del governo ticinese. Un dibattito estremamente pacato, che ha prefigurato quello di qualche giorno dopo al Congresso Ps: un dibattito che ha visto emergere una chiara divergenza di vedute fra la base socialista e la direzione del partito, e che si è svolto con estrema franchezza sì, ma sempre nella massima correttezza e nel più profondo rispetto delle persone, del loro lavoro e dei ruoli reciproci. Parlare di maretta, o peggio ancora di frattura, è dunque fuori luogo, ed esprime semmai più un desiderio che non la realtà.
Resta, innegabile, la chiarezza dell'esito congressuale. Poco c'è mancato che il newcomer Franco Lurà battesse persino la consigliera di Stato in carica Patrizia Pesenti, uno dei personaggi più popolari della scena politica cantonale. Si possono dare molte letture di questo risultato, ma esso rimane comunque sorprendente per la sua ampiezza. Da un lato esso depone a favore della democraticità e della totale apertura delle discussioni e dei processi decisionali nel Ps, cosa che degli altri partiti non si può dire. Ma questo indica anche che oggi il vertice del partito non conosce più così bene la sua base, probabilmente perché conoscerla bene come ancora accadeva ai tempi del Pst e del Psa non è più possibile. La società è diventata sempre più laica, e di padreterni nemmeno i socialisti non ne vogliono più sapere. Così hanno parzialmente riscritto una lista elaborata dalla direzione secondo criteri esclusivamente politici premiando altre considerazioni, che politiche in senso stretto lo sono un po' meno. Il Ps sta cambiando? Forse, e alle pagine 10 e 11 indichiamo qualche pista di riflessione. Ben sapendo che per le risposte c'è tempo dopo le elezioni.
E all'appuntamento del primo aprile il Ps si sta avvicinando compatto, convinto dei propri mezzi e della bontà del lavoro fatto nelle istituzioni e da un gruppo dirigente che nessuno al Congresso ha contestato. Il Ps alle elezioni ci va con una gran voglia di vincere, assieme a tutta la sinistra. Questo dice la scelta fatta a favore di un candidato ritenuto molto popolare, ma questo soprattutto indica la grande partecipazione al Congresso, una marea di gente. Altro che maretta. La sinistra sa che un risultato storico è possibile per dare una decisa spallata ad un sistema di potere che ogni giorno si rivela sempre più malato. La sinistra ci crede: è la migliore delle premesse per una campagna elettorale che si prospetta velenosa ma appassionante.

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26.01.07

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