Dolce casa

Facciamo un po’ di cronistoria. Correva l’anno 2010 quando il Consiglio di Stato emanava il suo messaggio che chiedeva di elaborare un piano cantonale a sostegno dell’alloggio a pigione moderata (PCA). Nell’ottobre del 2012 La Planidea SA, incaricata del mandato, portava a termine uno studio preliminare che sulla scorta di un’indagine sul mercato dell’alloggio cantonale, delineava obiettivi, possibili misure d’intervento e i passi successivi da intraprendere. Questo primo documento veniva ufficialmente presentato, con giusto vanto, in novembre. L’ASI aveva valutato con fiduciosa speranza questa prima fase e aveva atteso la conclusione di quella successiva che avrebbe portato alla definitiva stesura del documento. Il silenzio che ne era seguito aveva spronato l’ASI a chiedere ripetutamente all’on. Beltraminelli che cosa ne era delle belle e buone intenzioni sbandierate.


Finalmente il 30 aprile 2015 veniva messo in consultazione il progetto di PCA. L’ASI aveva inoltrato le sue osservazioni e in ottobre si era incontrata, dopo esplicita richiesta, con il direttore del DSS ed aveva avuto modo di ribadire le sue valutazioni critiche sulle proposte concrete d’intervento nonché sulle risorse allocate al PCA. Dopo nuovi solleciti, nel luglio 2016, finalmente siamo stati informati che il PCA entro metà settembre 2016 sarebbe stato adottato dal Consiglio di Stato e entro fine 2016 sottoposto al Gran Consiglio per la sua concretizzazione.


Di nuovo abbiamo atteso, sollecitando, senza ricevere risposta, in dicembre 2016 e poi in giugno e ottobre quest’anno, e finalmente il 10 novembre il DSS ci risponde ammettendo che “vi sono effettivamente stati alcuni rallentamenti… vi confermiamo che è intento del CdS concretizzare il PCA durante il quadriennio 2016-2019”.


No, on. Beltraminelli, questa affermazione non può soddisfarci, anzi al contrario ci allarma, perché lascia intendere che non c’è la minima previsione su come procedere e, peggio, suggerisce che non c’è nessuna volontà di dare risposte concrete e in tempi ragionevoli a tanti cittadini, che, le ricordiamo, faticano a far quadrare il bilancio.


L’anno scorso 8.000 cittadini sono stati presi a carico dall’assistenza sociale, 900 in più dell’anno precedente. 1.100 di questi erano persone con un lavoro, ma che non raggiungevano il minimo vitale. La Città di Lugano spende, cumulativamente con il Cantone, 27 milioni l’anno in assistenza sociale. Anche lo studio sulla povertà, voluto dalla Confederazione, afferma che una delle cause di povertà sono le eccessive spese per l’alloggio.


Quando vogliamo dare risposte concrete a questi cittadini, quando vogliamo toglierli dagli aiuti sociali, offrendo loro alloggi a pigione moderata? Non alla fine del quadriennio, on. Beltraminelli, ma subito.

Pubblicato il 

14.12.17

Rubrica

Nessun articolo correlato