Molti sono i commenti che si possono fare sull’ultima tornata di votazioni del 28 settembre. Ne cito qui solo alcuni: il vergognoso impiego di milioni, soprattutto da parte delle casse malati, in una campagna grossolanamente demagogica e spesso dai toni spudoratamente xenofobi (“non facciamo come l’Italia!”), l’opposizione coordinata e senza sfumature alla cassa malati unica da parte di tutti gli esponenti di spicco dei partiti borgesi, anche di quelli che al momento delle ultime elezioni federali avevano fatto finta di essere disponibili…

 

Impressionante in Ticino è stato anche il defilarsi della Lega che sul tema della cassa malati aveva creato buona parte della sua identità. In queste colonne vorrei però concentrarmi in particolare su un aspetto che concerne direttamente la sinistra. Sono rimasto esterrefatto quando ho visto Alain Berset combattere a nome del Consiglio Federale l’iniziativa a TeleArena, schierato quindi non solo con i peggiori elementi dei partiti borghesi, ma anche con i grandi managers delle casse malati, che da sempre stanno cercando di deformare in senso asociale i dettami della LAMal.

 

Valga, quale esempio fra i tanti altri, la decisione che le casse malati hanno imposto al Parlamento di non più garantire la copertura assicurativa a coloro che non ce la fanno a pagare i premi. Senza l’intervento di Berset, sicuramente Friburgo sarebbe stato un altro cantone ad approvare l’iniziativa. Ciò avrebbe dato ulteriore linfa alla campagna ora capeggiata dal consigliere di Stato vodese Maillard per realizzare una cassa malati unica perlomeno nei cantoni romandi. Ma al di là di ciò, ritengo inaccettabile che un consigliere Federale di sinistra (ed esempi simili si sprecano) faccia campagna attiva contro un’iniziativa che rappresenta uno dei temi fondamentali del suo partito. Questo è uno dei tanti aspetti negativi della partecipazione al governo, soprattutto in questo momento in cui a trionfare sono le forze politiche che vogliono ridimensionare lo stato sociale e l’intervento pubblico in tutti i campi. E adesso dovrebbe essere diventato chiaro a tutti perché il Parlamento, dove domina la lobby delle cassi malati, abbia preferito Berset a Maillard, che oltretutto con le sue doti da tribuno avrebbe probabilmente portato abbastanza in fretta il Ps a superare l’Udc quale primo partito nazionale.

 

Ancora più frequenti sono i casi dove i consiglieri di Stato socialisti, sempre accampando la scusa della collegialità, combattono postulati di sinistra. Ma questo è un tema tabù all’interno del Pss. Anche in Ticino bisognerebbe riparlarne, non da ultimo perché senza l’opposizione di Bertoli probabilmente l’iniziativa della Vpod per avere maggiori risorse nella scuola pubblica sarebbe stata accettata… La differenza è stata difatti molto esigua. E sì che sarebbe fondamentale riuscire a ridare un’immagine non solo perdente al Ps ticinese. Tre anni fa alle cantonali si sono persi un quarto degli elettori, sei mesi dopo alle federali, per imperizia (per non usare un termine peggiore) politica soprattutto ma non solo della commissione cerca, si sono regalati due seggi alla destra, fatto questo unico negli annali politici cantonali, ma forse anche a livello nazionale. Per intanto non mi pare che si stia facendo molto meglio in vista delle prossime cantonali. Nano Bignasca aveva ripetutamente detto che l’unico vero pericolo per la Lega sarebbe potuto venire da un Ps nuovamente combattivo e con grinta vincente. Per intanto può quindi dormire sonni tranquilli.

Pubblicato il 

09.10.14

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato