Gli emigrati più anziani si ricorderanno quanto accadde nell’estate di venti anni fa. Era il 1993, quando, rientrando nei loro Paesi di emigrazione dalle ferie, scoprirono che il Ministero degli Affari Esteri (ministro Beniamino Andreatta) aveva decimato il contingente degli insegnanti di ruolo distaccati all’estero mettendo in crisi l’intero sistema dell’insegnamento della lingua e cultura italiana per migliaia di figli di emigrati. Un colpo di mano del Mae messo in atto senza che nessuno tra i soggetti interessati ne fosse stato informato, neppure il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (Cgie) che, per legge, avrebbe dovuto esprimere il suo parere in proposito, seppur non vincolante.


Dopo due decenni, in un crescendo impressionante del disinteresse dello Stato italiano per quest’ Altra Italia sottoposta a una serie di tagli (previdenza sociale, assistenza agli indigenti, insegnamento , fiscalità sulla casa in Italia degli iscritti all’Aire prima con l’Ici e poi con l’Imu, ecc.), ecco che il Mae (ministro Emma Bonino) si ripete in questa estate 2013. Non più con i corsi di lingua e cultura ormai ridotti allo stremo, bensì tagliando pesantamente ancora una volta la rete consolare, approfittando della disattenzione estiva degli italiani all’estero in vacanza. Da un comunicato sindacale, è deflagrata, tra l’emigrazione organizzata, i Comites e il Cgie, la notizia-bomba che gli Affari Esteri hanno deciso la chiusura di altri 13 Uffici consolari (Sion, Neuchâtel, Wettingen, Tolosa, Alessandria, Scutari, Spalato, Mons, Timisoara, Newark, Adelaide, Brisbane, Amsterdam), di cui nove si trovano in aree con forte presenza di emigrazione italiana.


Come già accadde nel 1993, la decisione del Mae è stata presa senza coinvolgere il Cgie e, perfino, all’insaputa degli stessi Comitati parlamentari per le questioni degli italiani all’estero di Camera e Senato. L’ennesima furbata commessa ai danni degli emigrati oggi rappresentati non più solo da Comites e Cgie (organismi solo consultivi), ma anche da 18 parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero.


Dodici deputati e sei senatori che, purtroppo, non fanno fronte comune e non hanno la capacità di fare lobby nei rispettivi Gruppi parlamentari, né in Parlamento, né in Governo. Oltre a ciò si registra una refrattarietà per le problematiche degli italiani all’estero da parte dei loro colleghi parlamentari eletti nel territorio metropolitano. Un insieme di elementi che determina la mancanza di risultati concreti rispetto ai temi che più interessano gli emigrati. Risultati che certamente non si ottengono con interrogazioni, in cui si prodigano con solerzia questi 18 eletti all’estero, poiché gli archivi del Parlamento italiano sono pieni di ordini del giorno approvati, anche all’unanimità, e poi dimenticati.


Serve invece un immediato colpo di reni dei parlamentari della Circoscrizione Estero (con il sostegno dell’associazionismo, dei Comites e del Cgie) per riuscire a far bloccare quest’ultima chiusura degli Uffici consolari e senza dimenticare il problema ancora irrisolto dell’Imu per l’abitazione in Italia degli iscritti all’Aire. Altrimenti è difficile immaginare come potranno di nuovo presentarsi di fronte al loro elettorato e giustificare la mancanza di risultati utili su questioni di vitale importanza per le comunità italiane all’estero.

 

Pubblicato il 

11.09.13

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