Spesso ci si domanda perché vi siano così tanti oriundi italiani in giro per il mondo che richiedono la cittadinanza italiana. Oriundi che, oltretutto, a volte, non parlano neppure la lingua di Dante essendo già di terza/quarta generazione. In molti casi si può supporre che sia senz’altro il così detto “richiamo della foresta” ovvero la riscoperta delle proprie origini familiari e una qualche attrazione per l’Italia e al fatto che la legge italiana consente, con una certa facilità, di recuperare o far valere la cittadinanza italiana sia pure a certe condizioni.

 

A ciò va aggiunto che la cittadinanza italiana consente di avere, ovviamente, anche un passaporto italiano: un documento di viaggio che consente una maggiore libertà di viaggiare (e, soprattutto, per molti doppi cittadini migliori opportunità di poter andare a lavorare in un Paese terzo) rispetto a tanti altri passaporti e quindi la riscoperta delle proprie origini potrebbe essere anche strumentale, cioè all’ottenimento di questo prezioso (per molti) documento di viaggio. Lo testimonia uno studio recente della società di consulenza Henley & Partners che, in collaborazione con la Iata, ha classificato 199 Stati e territori (sui 218 esistenti) in base al numero di paesi ai quali i loro cittadini hanno libero accesso, misurando la forza dei diversi passaporti. Prevedibilmente, la classifica indica che sono i cittadini dei paesi cosiddetti sviluppati quelli più liberi di viaggiare nel mondo senza restrizioni, mentre i detentori di passaporti di paesi emergenti, politicamente controversi o a forte instabilità politica risultano molto più vincolati a visti e permessi.


Nel 2016 il passaporto più forte del mondo è quello rilasciato dalla Germania, che dà libero accesso a 177 paesi, seguito da quello della Svezia, con 176 paesi. Al terzo posto un gruppo di 5 paesi a pari merito – Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Finlandia – i cui cittadini entrano senza visto in 175 paesi del mondo. Nella fascia successiva, al quarto posto, ci sono Belgio, Danimarca, Olanda e Stati Uniti, con 174 paesi a ingresso libero. Al quinto Austria, Giappone e Singapore, che accedono senza visto a 173 paesi. La Svizzera segue con 172 paesi.
Rispetto all’anno scorso solo 21 paesi sono rimasti nella stessa posizione del ranking, ma nessuno è retrocesso di più di 3 posizioni, a indicazione che in generale le restrizioni imposte dai visti si stanno gradualmente riducendo. Interessanti anche altri dati che emergono dalla classifica: il passaporto di San Marino dà accesso libero a 156 paesi (contro i 175 dell’Italia) e quello del Vaticano a 134; i cittadini di Hong Kong entrano senza visto in 154 paesi, quelli di Macao in 120 mentre quelli della Cina in solo 50; il passaporto degli Emirati Arabi consente l’ingresso in 122 paesi, quello dell’Arabia Saudita in 69.


I “peggiori” passaporti del mondo si confermano anche quest’anno quelli di Libia, Siria, Somalia, Iraq, Pakistan e Afghanistan: i cittadini afgani, ultimi in classifica, possono entrare senza visto soltanto in 25 paesi del mondo.

Pubblicato il 

20.04.16
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