È comprensibile che nell'imminenza del voto d'aprile i partiti entrino in agitazione e moltiplichino gli sforzi per dissuadere gli elettori dall'impiego della scheda senza intestazione. A farlo sono soprattutto i liberali-radicali per difficoltà politiche contingenti sulla cui scia temono un passo indietro negli esiti elettorali.
Sulla scheda senza intestazione, nata dall'istanza di un deputato di destra (Righinetti) e votata dal Gran Consiglio su rapporto di un deputato di sinistra (D. Ghisletta), se ne dicono però troppe e di troppi colori. Io preferisco la scheda intestata. Tuttavia vanno sfatate alcune argomentazioni fantasiose.
La prima vuole la scheda non intestata come una scheda che sceglie le persone e non i partiti. Non è vero. Nel momento in cui si indica un candidato nella scheda non intestata si attribuisce anche, automaticamente, un voto al partito cui appartiene: uno emesso (al candidato) e uno non emesso (al partito). Il partito per finire ne raccoglie due. La seconda (lo sostiene ad esempio il direttore del Corriere del Ticino il 26 febbraio) pretende che la scheda non intestata pesi meno dell'intestata. Questo è valido solo se l'elettore non la completa; in caso contrario è equipollente.
E ancora. Su Opinione liberale del 22 febbraio scorso si è affermato che la scheda non intestata «favorisce il qualunquismo e la pigrizia mentale». Tesi azzardata. Infatti è possibile proprio il contrario. La scheda non intestata, seppure in maniera indiretta, potrebbe risultare un surrogato di quella per il Nazionale, ov'è consentita la rigatura. Chi volesse evitare uno dei cinque candidati del proprio partito, potrà ricomporre la lista escludendo l'indesiderato/a. Sarà una lista di peso 4/5, ma ipotizzando che quella persona abbia in mente di attribuire anche un voto di panachage esterno, ecco con quello (in tal caso cedendo due voti su dieci) tornerà ad avere scheda a peso pieno, avendo evitato il/la candidato/a indesiderato/a.
Va ancora ricordato che un grande pregio della scheda non intestata è quello di convalidare il cospicuo numero di schede finora dichiarate nulle, soprattutto per il fatto che l'elettore aveva dimenticato di mettere la crocetta sul partito.
Quanto alla scheda intestata, le preferenze (interne e/o esterne) passeranno da tre a cinque. Si può immaginare una maggior propensione a "far regali" perché il voto di panachage esterno danneggerà meno il proprio partito: gli rosicchierà un decimo invece di un ottavo com'è stato fino al 2003. Non cambierà invece nulla per il suo influsso sulla graduatoria dei candidati. Una volta ottenuto dal partito il seggio o i seggi in governo mediante il numero di schede, risulterà eletto chi avrà ricevuto il maggior numero di crocette, su intestate e non intestate.
Infine non credo a quanto si va ipotizzando sul ricorso a questa scheda: il 30 per cento degli elettori secondo il sindaco di Lugano; il 37 secondo l'ultimo sondaggio del Caffé. Ritengo più verosimile (ma siamo alla chiromanzia) un tasso attorno al 15, se non meno ancora.

Pubblicato il 

09.03.07

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