Italia

Oggi persino le ancelle e i giullari cominciano a prendere le distanze da re Matteo, già cantato come invincibile uomo della Provvidenza. Gli editorialisti del pensiero unico avanzano timidamente critiche a Renzi ma non a sé stessi, anzi fingono di essere stati sempre critici e autonomi.

 

C'è addirittura chi scopre che non c'è più “connessione sentimentale” (tanto per citare il povero Gramsci) tra sinistra (sinistra?) e popolo, avendo il popolo abbandonato il Pd, che dimezza i voti presi due anni fa alle europee. Ma è il popolo ad aver abbandonato il Pd, o non è vero piuttosto il contrario? Ci sarà una ragione se i quartieri operai, le periferie urbane, votano in massa – almeno quelli che votano – per il Movimento 5 Stelle, quando va bene, e quando va male per la destra leghista e fascista. Si sentono ingannati da Renzi che nega l'esistenza della povertà, cioè nega l'evidenza, e anzi parla di fine di una crisi che invece continua a fare a pezzi interi ceti sociali, diritti e lavoro. A fare a pezzi i diritti, a dire il vero non è la crisi ma la politica del governo, jobs act in testa. In tanti se ne stanno rendendo conto e questo conto lo presentano a Renzi.


Se le elezioni nelle principali città sono per Renzi e il Pd una sonora sconfitta ma non ancora una disfatta è solo per la stentata vittoria a Milano del candidato (di destra) scelto da Renzi su quello (di destra) scelto dalla destra. A Bologna il sindaco uscente del Pd ha fatto di tutto per evitare la presenza di Renzi sotto le Due Torri e ha salvato le penne, mentre il clamorosamente trombato Piero Fassino si accorge solo dopo l'amara sconfitta a opera di una brava giovane militante del M5S che Renzi ha dimenticato i poveri. Ma era proprio Fassino a negare che a Torino fosse cresciuta la povertà. A Napoli, dove Renzi era andato quattro volte per buttare fango e minacce sul sindaco De Magistris, ricandidato dalla Sinistra a sinistra del Pd e dalla società civile, la candidata Pd neanche è andata al ballottaggio e De Magistris ha rivinto con il 66% dei consensi. L'unica vittoria al primo turno era stata a Cagliari, dove il candidato era il sindaco uscente di Sel, non del Pd. A Roma, dove il Pd è identificato con il potere e Mafia Capitale, non ha sorpreso la vittoria della grillina Raggi ma l'entità della sconfitta di Giachetti: 67% contro il 33%. Nella Toscana, sempre fedele al Partito che qui diventa Giglio magico, dove non si muove foglia che Renzi non voglia, il Pd ha perso in cinque città su sei, luoghi già Stalingrado rosse, a tutto vantaggio qui di Sinistra italiana, là del M5S, e ancora più in là della destra.


Il M5S ha vinto in 19 delle 20 città in cui era al ballottaggio, facendo il pieno del consenso a destra, a sinistra e nel mondo vasto e ancora in crescita dell'astensionismo salito al 50%. Un italiano su due non va più a votare, ma nei media e in politica non c'è interesse né spazio per il primo partito italiano. Sinistra italiana non è apparsa credibile, persino a Torino dove si presentava con il volto amico di Giorgio Airaudo, ex dirigente Fiom, per dare una spallata alla vecchia politica di Fassino e del Pd gli operai dell'auto hanno scelto la grillina Appendino. Il M5S è un disinfettante politico, dice lo scrittore Erri De Luca.


C'è una logica se un operaio di Mirafiori si rifiuta di votare per un partito il cui segretario si schiera con Marchionne, ma l'abbandono delle sinistre neoliberiste in Italia come in Europa da parte di quella che un tempo si chiamava classe operaia si accompagna a un preoccupante smottamento culturale: nelle banlieues parigine dal Pcf a Le Pen, in Austria dove l'80% del voto operaio è andato al candidato xenofobo, nell'Inghilterra industriale in fuga dall'Ue. In Italia, dove il Pd vince o perde meno solo nei quartieri centrali e alto-borghesi. Ai Parioli, a piazza Euclide dove i fasci avevano scritto sui muri “Compagni, lasciate ogni speranza o voi che entrate”, il Pd ha avuto il miglior risultato.


Siccome in Italia non c'è né Syriza né Podemos, la rabbia popolare è raccolta da un soggetto contraddittorio come il M5S. A Napoli, dove una proposta politica di sinistra esisteva, il candidato del M5S non è andato neanche al ballottaggio. Anche perché era un milanese tifoso della Juventus. A Napoli...
Prossima tappa, il referendum sullo smantellamento della Costituzione che potrebbe assestare un altro colpo a Renzi. E nello sbrindellato Pd cresce il sospetto che la geniale legge truffa elettorale (l'Italicum) che ammaina la bandiera della democrazia per alzare quella della “governabilità” possa trasformarsi in un regalo non al Pd ma a Grillo.

Pubblicato il 

29.06.16
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