Sepolte le vittime di Parigi, finito il cordoglio, la “guerra” al terrorismo giustifica misure di sicurezza che restringono le libertà dei cittadini. Lo spettro del terrorismo rimbalza al vertice sul clima in corso proprio a Parigi. Tutti parlano di bombardamenti, non sarà così che riusciremo a battere i terroristi come insegnano le disastrose guerre passate. L’Isis trova molti adepti anche in occidente, non tanto tra i diseredati, ma tra i giovani che, in mancanza di valori forti, trovano nell’islam globale un senso di appartenenza alla comunità dei credenti (la oumma), fino ad arrivare all’estremizzazione di questa ideologia e partire per la Siria.
Dopo gli attentati, Hollande ha detto: siamo in guerra. E ha fatto appello alla solidarietà dei paesi Ue. Nessun ha obiettato, anche se ogni governo reagisce a modo suo.


Il G20 si è riunito ad Antalya (Turchia) subito dopo i fatti di Parigi e ha discusso di terrorismo proprio nel paese che ha maggiormente foraggiato l’Isis. Attraverso la Turchia sono passati soldi, armi e combattenti, provenienti anche dall’occidente, diretti ai jihadisti. La Turchia inoltre garantisce la vendita del petrolio estratto nel Califfato. L’altro paese che sostiene l’Isis è l’Arabia Saudita, costantemente rifornita di armi dagli Usa, ma anche dall’Italia. Gli Usa sono sotto ricatto dei sauditi e di Israele che non perdonano a Obama di aver firmato l’accordo sul nucleare con l’Iran, loro acerrimo nemico. Se l’Arabia Saudita continua a bombardare gli sciiti in Yemen, Israele vorrebbe approfittare della guerra per annettersi le alture del Golan e non smentisce incursioni aeree.

 

La Turchia, paese Nato, alla fine si è schierata con il fronte anti-Isis ma per combattere la sua guerra contro i curdi. Ha anche abbattuto un jet russo che starebbe dalla stessa parte, contro l’Isis, se ognuno non perseguisse i propri interessi. L’“incidente” doveva servire a Erdogan per dimostrare che serve una “fascia di sicurezza” in territorio siriano. La “fascia” servirebbe a Erdogan per occupare la zona curda e spazzare via il Rojava auto-amministrato con un modello democratico: fumo negli occhi per il sultano. I curdi con le loro forze di difesa popolare (Ypg-Ypj) sono stati finora gli unici a infliggere delle sconfitte all’Isis, perché forti di un progetto politico alternativo al fanatismo militar-religioso di Al Baghdadi. Gli occidentali lo sanno bene, ma continuano a bombardare in ordine sparso. E la Ue invece di aiutare i curdi finanzia la Turchia con tre miliardi di euro perché chiuda le frontiere ai profughi! Ma la Turchia sta già diventando vittima delle sue scelte politiche scellerate che forse distruggeranno i sogni di gloria del sultano.

Pubblicato il 

03.12.15

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