Spettatori o direttori d'orchestra?
Il ruolo del Municipio di Lugano quale committente dell'appalto più grosso del Cantone

«La migliore qualità al miglior prezzo» fu il commento della municipale Giovanna Masoni Brenni al momento dell'assegnazione dell'appalto Palace al consorzio composto dalla spagnola Comsa e dall'elvetica Edimsuisse. «L'offerta premiata era l'unica a essere inferiore al nostro preventivo interno» ha aggiunto Masoni, concludendo che «i tempi di consegna saranno addirittura anticipati». Se la preoccupazione di contenere i costi di una spesa pubblica è legittima, ci si può altrettanto legittimamente domandare se la logica del minor prezzo in tempi di consegna ridotti non nasconda inevitabilmente uno sfruttamento degli ultimi anelli della catena, come puntualmente sembra essersi verificato all'ex Palace.
Anche un profano si sarebbe insospettito di fronte allo scarto di una quarantina di milioni di franchi fra le due offerte dei consorzi elvetici e il consorzio vincente. Figurarsi un Municipio in cui siedono un architetto e un impresario, senza dimenticare gli specialisti funzionari del Dicastero del territorio. Il Municipio di Lugano si difende invocando la sentenza del Tribunale di appello che ha confermato la legalità della decisione di deliberare alla Comsa-Edimsuisse l'appalto. Non ha quindi tutti i torti Giovanna Masoni quando afferma che il problema sta nel manico, cioè la Legge sulle commesse pubbliche.
Lugano però ci ha messo del suo in questa storia. Nel concorso per il nuovo centro culturale, Lugano ha puntato molto sul prezzo. Quest'ultimo era decisivo nella misura del 65 per cento, mentre il Regolamento di applicazione alla Legge sulle commesse pubbliche consiglia il 50 per cento. Una legge per altro già fortemente criticata da impresari e sindacati proprio perché premia il minor prezzo al posto del miglior prezzo rapportato ad altri criteri.
Quindi, seppur in conformità al quadro legale, quando Lugano premia il concorrente con un'offerta di 40 milioni di franchi inferiori ai 2 consorzi elvetici perché imposta il concorso sul prezzo più basso, se ne deve anche assumere la responsabilità. Se poi su quel cantiere si lavorava ben oltre gli orari contrattuali, sotto la pioggia o la neve, con continui quanto improvvisi cambiamenti di maestranze, ci si può chiedere quali compiti abbiano assolto i responsabili del Dicastero del territorio incaricati di controllare il cantiere da vicino. Verificare che non ci siano abusi o spingere affinché il cantiere sia terminato il prima possibile a costi contenuti, e pazienza per la manodopera?

Il fiore all'occhiello perde i petali


Ritmi di lavoro estenuanti, con punte estreme di giornate in cui si è lavorato fino alle 23. Gli stessi operai dovevano poi ripresentarsi sul cantiere alle sette del giorno successivo. Lavoro sotto la pioggia o la neve; segnalazioni di lavoro a cottimo; tre casi sospetti d'incidenti sul lavoro nel cantiere del Palace con gli operai infortunatisi trafugati nottetempo negli ospedali lombardi. Senza dimenticare la denuncia di caporalato e di mancati pagamenti di oneri sociali su cui sta indagando il procuratore generale John Noseda.
È il triste quadro del cantiere del Nuovo centro culturale di Lugano delineato da Enrico Borelli, Saverio Lurati e Dario Cadenazzi del sindacato Unia durante la conferenza stampa della scorsa settimana che ha fatto scoppiare la bomba del Palace. È il prezzo pagato dagli operai dal nuovo modo di fare impresa in Ticino. E non si tratta di una prerogativa del cantiere Palace o dell'indagata Ipi, avvertono i sindacalisti. Altri casi gravi quanto eclatanti seguiranno a breve, garantiscono i rappresentanti dei lavoratori. È un sistema che si sta imponendo in tutta l'edilizia cantonale se non saranno presi dei drastici correttivi per evitarlo. Secondo i funzionari di Unia, le offerte ammazza mercato, i tempi folli di consegna e le scatole cinesi dei subappalti si stanno imponendo come modelli d'impresa il cui unico scopo è il profitto immediato a ogni costo. Un modello d'impresa che apre pericolosamente la strada a possibili gestioni criminose dei cantieri cantonali, pubblici o privati che siano. Solo una ferma mobilitazione del'intera società riuscirà a evitarlo, avvisano i sindacati. Occorre fare in fretta però, aggiungono i rappresentanti dei lavoratori. E indicano il caso della Lombardia dove nel giro di pochi anni da fatto isolato la piaga è diventata pratica diffusa.  

Pubblicato il 

19.05.11

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