Alla Rsi dal 1980, Maurizio Canetta è stato nominato direttore nel giugno dello scorso anno. A lui poniamo alcune domande sul piano di risparmi da 5,5 milioni di franchi.

 

Maurizio Canetta, l’impressione è che la Ssr abbia ignorato i possibili risparmi, adottando la linea “si licenzia e basta”. Una linea interpretabile come una risposta politica agli attacchi all’ente.
Non credo esistano degli sprechi così importanti da generare dei grandi risparmi. I costi sono costantemente monitorati. Se devo tagliare 6 milioni di franchi in modo strutturale e il 60% circa del budget generale è costituito dalla massa salariale, devo incidere sul personale.  


Assicurazione Gemini, il piano sociale dorato per i quadri: la simmetria dei tagli non pare esser di casa alla Ssr…


Rientrano nella norma delle altre aziende svizzere e di settore. Non possiamo essere meno attrattivi della concorrenza per i posti di responsabilità.


Parlando dei risparmi, lei ha detto “trasformiamo la difficoltà in opportunità”. È sicuro che non sia un’occasione mancata per far pulizia iniziando dall’alto, sui 73 quadri che conta la Rsi?  


Percentualmente abbiamo meno quadri di Zurigo e Ginevra. Inoltre, anche su quelle funzioni stiamo facendo delle riflessioni. Non è il numero dei quadri che mi preoccupa, ma una vera assunzione di responsabilità dei compiti. Preciso che i licenziamenti sono ragionati in funzione di priorità e obiettivi. I posti dei quadri verranno valutati come tutti gli altri.


Uno su dieci degli impiegati alla Rsi è personale a prestito. Poi ci sono i service, le squadre esterne che lavorano a chiamata. Infine, ci sono i contratti a ingaggio, quelli con 69 giorni (uno in meno dell’obbligo di Ccl). In che modo i risparmi colpiranno la categoria dei precari?


Non possiamo esimerci dall’intervenire anche in quell’ambito. Abbiamo abbassato le tariffe delle ditte di circa il 3,5%. Se queste ultime ridurranno il loro margine di profitto o le paghe dei dipendenti, noi non possiamo influenzarlo, ma eserciteremo una pressione morale. Sui lavoratori a ingaggio invece l’intervento sarà limitato ai collaboratori all’estero beneficiari dei vantaggi dal franco forte.


A Comano si costruirà un nuovo stabile, Campus, dal costo di 50 milioni di franchi, mentre a Besso gli stabili sono in parte vuoti. Non è contraddittorio?


Il Campus è un investimento in una visione futura di fare televisione, radio e internet. Rinunciarvi vorrebbe dire chiudere le porte al futuro.


Proprio in ragione delle responsabilità dirigenziali, nulla da recriminare sul progetto “Convergenza” tra radio, televisione e internet che ha svuotato Besso e affollato Comano?


Sulla “Convergenza” stiamo correggendo il tiro laddove necessario. Ogni rivoluzione porta in sé delle conseguenze anche negative e la convergenza risale a 10 anni fa. Ho sempre creduto in una convergenza pragmatica non ideologizzata. Il Campus serve anche per risolvere un problema oggettivo di spazio, fornendo una prospettiva futura.

Pubblicato il 

16.12.15
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