A pochi giorni dalle elezioni presidenziali, che avranno luogo domenica 3 dicembre, il clima politico che si respira nella capitale è apparentemente disteso. Il Venezuela sta vivendo un processo elettorale aperto e democratico, caratterizzato da un'ampia partecipazione politica. Numerosi e diversi settori della società stanno dando il loro contributo attivo alla campagna elettorale, mobilitandosi a sostegno dell'uno o dell'altro candidato. Il dibattito sul "3D" – giorno fatidico di queste votazioni – indica però uno scenario di forte polarizzazione.  Hugo Chávez Frías, leader della coalizione bolivariana, ha l'appoggio di una ventina di partiti, tra cui il Movimento Quinta Repubblica (Mvr), partito che lo condusse alla vittoria presidenziale nel dicembre del 1998. Manuel Rosales, principale candidato oppositore, è invece sostenuto da una quarantina di partiti, tra cui il Partito cristiano sociale (Copei) e Azione Democratica (Ad), partiti rispettivamente di centrodestra e centrosinistra, alternatisi al potere per più quarant'anni.

Si presentano così due coalizioni che incarnano due idee politiche ben distinte. Da un lato un progetto trasformista, progressista e rivoluzionario; dall'altro un programma teso a difendere gli attori politici che tradizionalmente esercitarono il potere nel paese. Si tratta di due visioni sostanzialmente opposte, che mettono in gioco il destino della popolazione venezuelana. Un destino che incide sugli scenari dell'intero continente latinoamericano.
Il socialismo del XXI – così viene denominato il progetto politico chavista – sostiene che il progresso debba orientarsi verso il settore umano e sociale, mantenendo in questo modo, una visione propria e interna al continente. Al contrario, la concezione neoliberista – fatta propria dall'opposizione – è orientata verso posizioni imposte dall'esterno, favorendo così l'applicazione di politiche economiche neoliberiste che tentano di controllare verticalmente le ricchezze e le risorse naturali. Queste due tendenze, chiaramente definite, si manifestano soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione che influenzano notevolmente la collettività, indi gli elettori.
Il sondaggio elettorale più attendibile dà come vincitore l'attuale presidente Hugo Chávez Frías, con un margine di vantaggio approssimativamente del 20 per cento. Nel resto dei casi risulta invece, e non è una novità, che queste inchieste siano puramente strumentali alla propria campagna elettorale. Assistiamo al "valzer dei sondaggi": una costante manipolazione dell'elettorato attraverso pronostici poco realistici, il più delle volte falsificati o addirittura inventati. La percezione che il candidato sfavorito, Manuel Rosales, stia giocando tutte le carte pur di convincere una parte degli elettori di una sua possibile vittoria, è palese. Ad esempio, un interessante settore dell'elettorato è divenuto puramente strumentale alla suddetta strategia. Viene catalogato come il settore dei cosiddetti "ni-ni" (né con Chávez né con Rosales) ossia la parte degli indecisi. Esso rappresenta una buona percentuale che oscilla tra il 12 per cento e 18 per cento e che potrebbe avere un'incidenza sull'esito finale delle elezioni. Naturalmente l'opposizione cerca in tutti modi di far pressione affinché questa fetta dell'elettorato voti "azul azulito" (colore usato dagli oppositori per differenziarsi dai chavisti) e non "rojo rojito". Attraverso i pronostici calcola come suoi questi voti. In realtà, secondo Alejandro Sauce Navarro politologo e analista internazionale, «la scelta del candidato da parte di questo settore si potrebbe definire come un voto razionale, espresso in base alla relazione costo-beneficio. Alcune delle ipotesi finora formulate suppongono che la percentuale degli elettori indecisi solitamente voti all'ultimo momento e tenda ad esprimere il proprio voto in favore del candidato che si prospetta vincitore. Spesso gli indecisi possono anche rappresentare una percentuale di astensioni». In questo caso molti sondaggi manipolati affermano che la paura di esprimere il proprio voto sia un fattore chiave che influisce negativamente sul conteggio preliminare dei voti. Il timore di esprimere la propria opposizione all'attuale governo giocherebbe, secondo questi organi d'inchiesta, un ruolo importante. È vero che una parte dell'elettorato in qualche modo non se la sente più di aderire al processo rivoluzionario, per la corruzione o per la svendita della ricchezza petrolifera a paesi amici come Cuba e Bolivia, o per altri motivi. In realtà si tratta di una percentuale marginale che non determinerà affatto l'esito delle elezioni.
Infine, il Venezuela sta dando esempio a livello continentale, e non solo, dell'impegno svolto – in accordo con la costituzione stessa – nella modernizzazione del sistema di voto. Più precisamente, per impedire i casi di frode elettorale (scomparsa degli atti, falsificazione delle schede elettorali e delle cedole d'identità, ecc.) presentatisi in passato, sta implementando un sistema di voto elettronico dotato di macchine per la registrazione delle impronte digitali. Alejandro Sauce Navarro aggiunge che «il Venezuela in questo aspetto è all'avanguardia, è uno dei paesi pionieri e questo ruolo gli è stato riconosciuto a livello internazionale. Concretamente, è uno dei primi paesi a possedere un voto elettronico automatizzato. Un paese aperto alla partecipazione dei gruppi di opposizione, dei settori appartenenti al cosiddetto "oficialismo" (settori legati al governo) e delle organizzazioni internazionali, che precisamente hanno riconosciuto i progressi avvenuti all'interno del Consiglio nazionale elettorale (Cne). Di fatto il Cne è l'istituzione che rappresenta il potere elettorale all'interno della Repubblica venezuelana. È una delle istituzioni più moderne del continente e rappresenta un potere realmente indipendente. Tuttavia i mezzi di comunicazione, come sempre, cercano di fomentare e generare, nella collettività e nella psicologia sociale, una situazione di frode virtuale; attaccando istituzioni serie come il Cne e negandone i progressi tecnologici e scientifici che promuovono politiche d'avanguardia dal punto di vista elettorale. Comunque, lo ribadisco, la coscienza collettiva è consapevole che il processo elettorale venezuelano è blindato e che la decisione dell'elettore verrà rispettata».

Pubblicato il 

01.12.06

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