Sicurezza lavoro

Non si deve morire di lavoro. Pare un’ovvietà, ma non lo è. Troppi ancora gli infortuni professionali causati da turni logoranti e misure di sicurezza lacunose. Dal terribile incidente accaduto in Riviera, dove lo scorso settembre un giovane ha perso una gamba e un rene, nasce l’associazione “Aiuto alle famiglie di vittime sul lavoro”. Perché è un problema di tutti.

Nel mese di settembre 2013 Martinho, operaio di una ditta di pavimentazioni stradali della Riviera, subisce un gravissimo incidente sul lavoro: mentre manovra un rullo compressore finisce in una scarpata e infine è travolto dal pesante mezzo. Già solo il pensiero fa male. Figuriamoci viverlo. In condizioni critiche, il ragazzo viene trasportato all’ospedale universitario di Zurigo. Lotta per la vita, rifiuta l’estrema unzione, ma perde un rene e una gamba. Amputata. Sei giovane Martinho, questa è un’amputazione ben più profonda. Non bisogna essere Madre Teresa di Calcutta per capirlo. Martinho oggi, a distanza di nove mesi, è ancora ricoverato in ospedale, ora è al Civico di Lugano.

 

Sua moglie Beatriz, una giovanissima portoghese abilissima nell’esprimersi in inglese alla stampa nonostante l’emotività che la sua storia porta con sé, era martedì a Biasca per lanciare l’associazione “Aiuto alle famiglie di vittime sul lavoro”. A soli 21 anni, questa donna coraggiosa ha ripercorso con molta lucidità e dignità davanti ai giornalisti il calvario che ha attraversato (e attraversa) con il marito. Spaventata e disperata, da poco arrivata in Svizzera, si è ritrovata a ipotecare  progetti e sogni. Non è crollata, ma è riuscita a ricostruire da una disgrazia: Beatriz è concentrata tutta sul suo Martinho e ha ragione, ma ha voluto dare il suo contribuito per creare una rete di supporto a chi si trova nella stessa disperata situazione.

 

A Berna, in occasione dell’anniversario dei 40 anni della “Rivoluzione dei garofani”, è stata raccolta una somma cospicua per sostenere l’operaio e la sua famiglia. «Grazie, ma no, non li voglio per noi. Che siano versati sul conto dell’associazione» così Beatriz, la sposa fanciulla. E così un caso individuale, caricandosi della solidarietà di tante persone, si trasforma in un bene collettivo.  Martinho, giovane pieno di speranze, diventa il simbolo dei tanti, troppi lavoratori che sono vittime di feroci infortuni sul lavoro.


Il fenomeno degli infortuni, per i quali oggi non esistono statistiche complete, interessa la società intera ed è un problema che tocca in primo piano i lavoratori. Per far sì che questo tema emerga in tutta la sua drammaticità, l’associazione si è posta come scopo non solo l’assistenza morale e materiale delle vittime di infortunio sul lavoro e le loro famiglie, ma anche la loro rappresentanza nella società che è poi quella di tutti i salariati esposti a pericoli professionali. «Promuovere la tutela della salute e delle condizioni di vita dei lavoratori vuol dire professare il diritto al lavoro come naturale mezzo di vita ed espressione della dignità umana. Solo un’occupazione onesta, dignitosa, sicura, senza rischi per la salute, può permettere a un lavoratore il pieno godimento dei suoi diritti e delle sue libertà» sta scritto negli scopi dell’associazione. Per questa ragione si intendono promuovere «attività di tutela morale e materiale, favorendo l’accesso ai beni e ai servizi sanitari e sociali».


Si prefigge inoltre di dare impulso a corsi di orientamento, riabilitazione e formazione professionale,  accanto a campagna di promozione per tutelare la salute dei lavoratori.
Un sodalizio che nasce grazie in primo luogo ai familiari e agli amici di Martinho: «Passava da un ospedale all’altro e non ci bastava andarlo a trovare. Il senso d’impotenza e la confusione iniziale hanno fatto presto spazio a un progetto nitido. La creazione dell’associazione significa non restare ai margini di queste tragedie professionali, ma assumerle in maniera frontale. Gli incidenti sul lavoro non sono quasi mai fatalità, ma la conseguenza di ritmi di  lavoro pesanti e accelerati, in cui nella  pressione di aumentare la produttività e diminuire i tempi di lavoro, calano le misure di sicurezza» spiega Davide Zoni, amico dell’operaio e impegnato da anni in queste discussioni cruciali. «Il dramma degli infortuni ferisce mortalmente la base della collettività, rappresentata dal mondo del lavoro. Il padronato, in una società avanzata, non può continuare a svalutare in questo modo le vite degli operai» aggiunge Zoni.


L’associazione nasce anche con il supporto di Unia: «Il caso di Martinho, che al momento dell’incidente era al lavoro già da molte ore, ha scosso profondamente il mondo operaio, la comunità portoghese in Ticino e anche il sindacato. Da qui è partita una riflessione: non ci si può fermare unicamente alla denuncia pubblica, seppur fondamentale. Come sindacato ci siamo impegnati a creare un registro per monitorare gli infortuni e ad accompagnare le vittime e i loro familiari nel “dopo”, in ciò che segue a un evento che cambia l’esistenza. Tradotto nella pratica significa seguire l’evolversi degli avvenimenti dal punto di vista legale, delle cure e umano per supportare le persone coinvolte in una rete formata anche da avvocati e medici» annota il sindacalista  Gianluca Bianchi.


Per Unia sarà una bella opportunità per «rafforzare l’aspetto umano del sindacato. Il nostro mestiere implica una buona dose di sensibilità per comprendere le difficoltà e i problemi altrui, ma la buona volontà, per questione di urgenze professionali, riduce spesso a essere dei tecnici. Il sindacato, sollecitato su mille fronti, non può evidentemente rispondere appieno a questa necessità; l’associazione invece potrà rispondere molto bene a questo bisogno» conclude Bianchi.


L’assemblea costitutiva dell’associazione “Aiuto alle famiglie di vittime sul lavoro” è fissata domani, sabato 21 giugno, alle 17, negli spazi del capannone al campo sportivo di Osogna. Alle trattande del giorno risultano il racconto dell’esperienza di Beatriz e dei parenti di Martinho e la nomina dei comitati esecutivo e tecnico. Al termine dell’assemblea seguirà un momento festoso: dalle 19 in funzione la griglia e dalle 21 i concerti di Luca Lanzi (Casa del Vento) e di Francesco Moneti (Modena City Ramblers).

Pubblicato il 

18.06.14
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