Di cosa dovremmo parlare con i radicali?

Condivido parecchie delle riflessioni fatte da Franco Cavalli su questo settimanale un paio di settimane fa. Come lui credo che il nostro Partito abbia un bisogno urgente di confronto, di dibattito, di discussione e di progettazione. In altre parole, nel Ps c'è l'urgenza e la necessità di parlarsi e di ascoltarsi.
Ma intendiamoci: questo vuol dire parlare per comunicare o proporre agli altri qualche cosa e ascoltare per capire cosa vogliono dire o fare gli altri. Non mi riferisco certo a quei riti quasi sacrificali in cui si lasciano sfogare tutti per poi andare avanti esattamente come prima.
E questo confronto deve essere visto come parte integrante e irrinunciabile della vita del partito, non essere vissuto come se fosse o potesse essere "contro" il partito. Per questo deve essere promosso, sollecitato e "coccolato" dalla dirigenza del partito che non può semplicemente essere "aperta" allo stesso, ma deve essere promotrice ed istigatrice del confronto stesso.
Per noi progressisti, che speriamo ancora nel progresso di questa società e nel suo miglioramento non è sufficiente discutere di quello che si può fare o si fa in parlamento (o quanto meno far trasparire e comunicare verso l'esterno che è di questo che si discute quasi esclusivamente nel Ps) o sostenere prioritariamente le battaglie possibili e concretamente realizzabili.
Noi abbiamo (o dovremmo avere) una visione complessiva di società e di sviluppo ed è questa visione che noi dobbiamo offrire al Paese, facendo proposte concrete, coerenti con la stessa, ma anche confrontandoci continuamente tra noi e con la realtà per rimodellare questa visione in base a quanto succede intorno a noi e ai cambiamenti in atto.
Se litighiamo perché abbiamo idee diverse su un certo tema, stiamo semplicemente offrendo più punti di vista originali, diversi tra loro e molto importanti per capire meglio quanto succede intorno a noi. Non stiamo buttando via il tempo in confronti inutili!
Se invece il vero confronto, acceso e passionale, si limita ai momenti in cui sono in palio i "cadreghini", rischiamo davvero di diventare solo una macchina istituzionale per organizzare, costruire, gestire e spendere al meglio i voti. Con un risultato certo! Perderemo per strada molte persone: i sognatori, gli innovatori, quelli che fanno politica perché ci credono, senza fini personali, quelli a cui non interessano i "cadreghini" appunto, quelli che hanno ancora speranze e prospettive da proporre e in cui credere. Lasceremo cioè il partito in mano a quanti hanno precisi obbiettivi da raggiungere. E, senza alcuna volontà di esprimere alcun giudizio su questi o su quelli (perché sono importanti entrambi in un partito), credo diventerà molto difficile veder crescere, da un lato, il numero di coloro che ci sostengono e, dall'altro, pensare di collaborare stabilmente con altri, esterni al partito stesso.
Di cosa dovremmo discutere con loro? Di visioni condivise, di prospettive e progetti comuni per i quali lavorare insieme sul medio termine o di "cadreghini" da conquistare e spartirci in modo diverso?
Per questo è davvero importante e urgente che questa dirigenza (e non altre) lasci uno spazio autentico e convinto alla discussione e se ne faccia promotrice! Solo così sarà possibile discutere davvero e in modo continuativo anche con altri (sempre che loro lo vogliano e ne siano capaci).

Pubblicato il

01.02.2008 13:00
Anna Biscossa
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