Swissair, la mappa del potere

"Processo del secolo", è stato definito quello teso ad accertare le responsabilità penali nell'ambito del fallimento di Swissair. In effetti si tratta di un evento assolutamente eccezionale per la Svizzera, dove non c'è l'abitudine ai megaprocessi. Ma quello di Bülach è straordinario soprattutto per la qualità degli accusati: in pratica una rappresentanza della "crème" della dirigenza economica svizzera degli anni Novanta. Al di là di questa apparenza, il processo ha tuttavia un'importanza molto relativa. Intanto, trattandosi del fallimento di una compagnia commerciale, è l'aspetto civile della vicenda ad avere un peso realmente rilevante dal punto di vista di tutti coloro che ne sono rimasti danneggiati, tra i quali c'è naturalmente il personale. E il processo civile è per il momento soltanto in preparazione. In secondo luogo, le responsabilità penali degli imputati sono, se ci sono, decisamente modeste. Hanno commesso grandi errori di valutazione ma hanno agito con l'intenzione di salvare Swissair e nessuno di loro ha tratto un profitto personale dal fallimento della compagnia. Allora, a che serve il processo di Bülach? Serve anzitutto a chiarire i fatti. E serve all'opinione pubblica svizzera per elaborare il dramma del "grounding" e consegnare finalmente alla storia una vicenda amara e trarne ogni opportuna lezione per il futuro.

Gli imputati al processo penale sul fallimento Swissair di Bülach sono 19. Ma i nomi più conosciuti al grande pubblico, almeno in Ticino, non sono più di 5 o 6: Mario Corti, Philippe Bruggisser, Lukas Mühlemann, Thomas Schmidheiny, Vreni Spoerry ed Eric Honegger. Certo, sono nomi importanti. Ma ce ne sono di ancor più importanti, che insieme a questi rappresentano uno spaccato della classe dirigente e di potere degli anni Novanta in Svizzera. Qualche altro personaggio, poi, non è tra gli imputati al processo, ma pur rimanendo defilato ha avuto una parte persino decisiva nel fallimento di Swissair. Tutti, apertamente o implicitamente, erano sostenuti o fiancheggiati dal Partito liberale radicale (Plr). Proviamo allora a disegnare questa mappa del potere che ruotava attorno a Swissair, cominciando dai primi nomi già citati.
Mario Corti, ultimo presidente e direttore generale del gruppo Swissair, era stato da giovane nella Banca nazionale ed al Dipartimento degli affari esteri. Passato alla Nestlé nel 1990, ne era diventato rapidamente capo delle finanze. Anche di Philippe Bruggisser non c'è molto da dire: prima di sostituire Otto Loepfe alla testa della direzione generale del gruppo, s'era profilato nei primi anni Novanta nel gestire la sezione delle partecipazioni di Swissair, distinguendosi per lo sviluppo impresso a Gate Gourmet, la ditta di catering di Swissair.
Politicamente, sia Corti che Bruggisser non pesavano molto: in fondo le loro funzioni erano soprattutto tecniche. I veri "manovratori del vapore" erano altri. Per esempio, Lukas Mühlemann, presidente della direzione generale del Credit Suisse e membro del consiglio d'amministrazione (Cda) del gruppo Swissair. In questa doppia veste avrebbe potuto, e forse dovuto, capire prima cosa stava accadendo alla compagnia di bandiera, ed agire per tempo: ne aveva sia l'opportunità che i mezzi. Thomas Schmidheiny, grande azionista e membro del Cda di Swissair, era ed è un potente industriale del cemento, padrone del gruppo Holcim. Ha avuto noie per "insider traiding" (in Spagna). Oltre che (in mezzo mondo) per lo scandalo dell'amianto con la sua Eternit, come ben sanno i lettori di area.
Vreni Spoerry, rappresentante di spicco del Plr zurighese, è stata parlamentare federale dal 1983 al 2003, dapprima come consigliera nazionale e poi come consigliera agli Stati. Una donna di grande potere, non era soltanto nel Cda di Swissair, ma ha ricoperto numerosi mandati analoghi nei Cda di Nestlé, Credit Suisse, ecc. Anche Eric Honegger è stato un uomo di punta del Plr zurighese, per 12 anni ministro delle finanze cantonali. Oltre che presidente del Cda e direttore generale del gruppo Swissair, è stato tra l'altro presidente del gruppo Nzz (Neue Zürcher Zeitung) e membro del Cda dell'Ubs.
Il più importante degli imputati eccellenti è però certamente Andres Leuenberger, un vero "padreterno" dell'economia svizzera, una specie di mentore o censore del Plr, che si poteva permettere di distribuire bacchettate a destra e a manca, di richiamare all'ordine il partito e persino il Consiglio federale. Oltre che consigliere d'amministrazione di Swissair, Leuenberger era infatti, dal 1993 al 2001, presidente di Economiesuisse (l'ex Vorort, la più alta rappresentanza dell'economia). La sua carriera è cominciata nella chimica, presso la basilese Roche, ma è stato anche membro del Cda e presidente di Rentenanstalt/SwissLife (fino al 2002, quando scoppiò la bolla speculativa ed esplose lo scandalo delle pensioni).
Altri nomi importanti sono quelli di Gaudenz Staehelin, presidente della Camera di commercio di Basilea e membro di numerosi Cda (tra cui Jelmoli); Gerhard Fischer, da sempre presidente e per undici anni direttore generale di Panalpina (trasporti e logistica); il banchiere privato Bénédict Hentsch, membro del Cda di Swiss Re (una delle maggiori compagnie mondiali di riassicurazione); Antoine Hoefliger, ex direttore generale del Comptoir Suisse, di Ginevra.
Alla lista vanno aggiunti almeno due banchieri ed un ex consigliere federale. Marcel Ospel, all'epoca dei fatti onnipotente presidente dell'Ubs, la più grande banca svizzera. Il suo rifiuto a versare un quarto dei 250 milioni di franchi, che il 2 ottobre del 2001 Mario Corti andava  elemosinando per far rialzare in volo gli aerei di Swissair, è stata la spintarella finale per far precipitare verso il fallimento una situazione ormai insanabile. Ospel, da molti indicato come responsdabile del "grounding" di Swissair, in realtà non ha commesso nessun illecito. Anzi potrebbe aver fatto bene a non sprecare inutilmente altro denaro, forse in ciò consigliato dal suo vice, Alberto Togni, che definì addirittura "perfida" la condotta di Mario Corti, perché questi non aveva scoperto subito tutte le sue carte. D'altra parte, lo stesso Togni aveva giocato con Corti come il gatto col topo, mettendogli a disposizione il denaro solo quando era ormai troppo tardi.
Altrto uomo potente che ha avuto un ruolo determinante è stato l'allora già (dal 2000) presidente onorario del Credit Suisse e poi presidente di Nestlé, Rainer E. Gut. Figlio di un direttore di banca, Gut ha fatto tutta la sua carriera nel Credit Suisse, fino a diventarne presidente. Il suo maggior merito fu, nel 1977, di aver tirato fuori la banca dal famoso "scandalo di Chiasso", un affare di riciclaggio. È stato anche, a diverse riprese, membro del Cda di Swissair. È stato lui a volere Lukas Mühlemann a capo della direzione generale del Credit Suisse ed al suo posto nel Cda di Swissair. «È stato il più grande sbaglio nella storia dell'economia svizzera», commenta oggi il socialista  Rudolf Strahm (il "Mister Prezzi"), poiché Mühlemann «semplicemente non aveva la statura ed ha arrecato al Credit Suisse, alla Winterthur ed a Swissair enormi danni».
Naturalmente Rainer E. Gut disponeva di una vasta rete di relazioni e s'è rivelato un buon tessitore di trame, specie nella faccenda dei conti ebraici. È stato lui, in fondo, a convincere il Consiglio federale a mettere i soldi per far sì che Crossair, divenendo poi Swiss, rilevasse gran parte degli aerei e del personale di Swissair. A tal fine, accettò di far parte dell'apposita commissione mista (la cosiddetta "task force") creata allora appositamente.
Infine, non va taciuto il ruolo svolto dallo stesso consigliere federale Kaspar Villiger, anche lui esponente del Plr. Certo, Villiger aveva sollecitato un maggiore coinvolgimento dell'economia privata; ma anche se aveva capito troppo tardi quanto grave fosse la situazione di Swissair (forse perché Corti faticava a dire tutta la verità), era comunque riuscito a convincere il resto del Consiglio federale.
Contro questa élite politico-economica che faceva capo al Plr, si scagliò nell'autunno del 2005 il "patron" dell'industria orologiera, Nicolas Hayek, che aveva  esplicitato ciò che tanti elettori di orientamento liberal-radicale ormai pensano. Il Plr – disse allora Hayek in un infiammato discorso – è un partito «dinamico ancora soltanto nell'attiva ricerca di incarichi cumulativi e lucrativi nella grande industria, nelle banche, nelle assicurazioni, nelle compagnie aeree con alti utili e basse quote di successo». Le cordate del Plr sarebbero responsabili «dell'economia dei guasti, della sfortuna e dei fallimenti», come nel caso di Swissair. Ed è dal crollo di Swissair che il Plr continua a perdere nelle elezioni, a tutto vantaggio dell'Udc.


Avvocati, un parterre di lusso

Per completare il mosaico dei rappresentanti della "razza padrona" non vanno dimenticati gli avvocati  che li difendono al megaprocesso di Bülach. Sono certamente i più brillanti avvocati  del foro zurighese; e la loro scelta, almeno in alcuni casi, la dice lunga su quale intreccio di buone relazioni (e di affari) vi sia tra queste persone. Andres Leuenberger è difeso da Dieter Gesser, che per 12 anni è stato presidente proprio del tribunale di Bülach. Thomas Schmidheiny è difeso da Nathan Landshut, ex procuratore pubblico specializzato proprio in delitti economici.
Lukas Mühlemann è difeso da Bernhard Gehrig, che era stato l'avvocato dell'alto funzionario zurighese condannato per corruzione Raphael Huber. Eric Honegger s'è affidato a Markus Hug, che aveva difeso il russo Vitali Kalojev nel processo per l'uccisione di un controllore di volo. Bruggisser è invece rappresentato da Lorenz Erni, l'avvocato che fece assolvere Martin Ebner dal sospetto di "insider traiding" e difende anche Thomas Matter nel caso Swissfirst.
Infine, due donne-imputato: l'americana Jacqualyn Fouse, capo delle finanze, e Karin Anderegg, segretaria generale del gruppo Swissair. La prima si fa difendere nientemeno che dal vicopresidente della Corte cantonale di cassazione, Herbert Heeb; mentre l'avvocato della seconda è un  membro della stessa Corte di cassazione, Paul Baumgartner.

Pubblicato il

19.01.2007 01:30
Silvano De Pietro
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