Un Fondo per i malati gravi d'amianto

Le persone condannate a morte per essere state esposte in Svizzera alle polveri di amianto (sul luogo di lavoro o altrove) e i loro familiari otterranno un sostegno finanziario tramite un Fondo che sarà costituito nei prossimi mesi.

 

I partecipanti alla tavola rotonda organizzata a questo scopo dal consigliere federale Alain Berset si sono infatti accordati sul principio di indennizzare tutte le persone che si ammalano di mesotelioma (il tipico cancro da amianto che purtroppo non dà scampo), a patto che queste (e i loro eredi) rinuncino a far valere qualsiasi altra pretesa in sede civile, per esempio contro l'ex datore di lavoro che le ha esposte al pericolo. In «casi di rigore» una soluzione analoga potrà «eccezionalmente essere presa in considerazione» anche per altre malattie asbesto-correlate (cancro del polmone, asbestosi, placche pleuriche), si legge nel rapporto intermedio che fissa i punti cardine dell'intesa.


Un'intesa elaborata a partire dai «bisogni delle vittime» e che ora necessita di essere completata nei prossimi mesi con il reperimento dei necessari finanziamenti, circa 100 milioni di franchi fino al 2025. Secondo la maggioranza dei partecipanti alla tavola rotonda, a essere chiamati alla cassa dovrebbero essere prioritariamente le aziende che hanno lavorato con l'amianto (Eternit, Ffs, Abb –oggi Alstom– in primis), ma probabilmente sarà necessario anche un intervento della mano pubblica: la discussione è in corso.
Le prestazioni del futuro Fondo Amianto (FA) sono per contro già state definite in modo dettagliato: nei singoli casi la somma spettante alla vittima rispettivamente ai suoi familiari dipenderà dall'anno dell'insorgenza della malattia, dal fatto che la persona abbia già ricevuto o no prestazioni dall'assicurazione infortuni obbligatoria e dal suo reddito prima di ammalarsi.


La soluzione elaborata dalla tavola rotonda presieduta dall'ex consigliere federale Moritz Leu-
enberger e a cui partecipano rappresentanti delle associazioni delle vittime, delle aziende di produzione e di lavorazione dell'amianto attive in passato, dei sindacati, dell'economia e della Suva, viene giudicata come un «buon compromesso» dall'Unione sindacale svizzera (Uss), che la definisce «un grande passo in avanti per superare la catastrofe dell'amianto e attenuare i suoi effetti devastanti sulla situazione finanziaria delle persone toccate».


In linea generale, del fondo potranno beneficiare le persone che hanno subito un'esposizione all'amianto in Svizzera e che si sono ammalate di mesotelioma dopo il 2006, indipendentemente dal fatto che lo stesso sia (stato) riconosciuto come malattia professionale o no, ma a condizione che le vittime rinuncino con una dichiarazione scritta a far valere qualsiasi altra pretesa in sede civile e si impegnino a liquidare eventuali cause pendenti con una soluzione extragiudiziale.


La prestazione prevista si compone innanzitutto di un'indennità per compensare il pregiudizio immateriale che la persona subisce a seguito della malattia, il cui importo viene fissato orientandosi indicativamente alle prestazioni versate dall'assicurazione infortuni obbligatoria alle persone colpite da una patologia riconosciuta come malattia professionale da amianto, la cosiddetta “indennità per menomazione dell'integrità” che corrisponde all'80 per cento del salario massimo assicurato secondo la Lainf, la Legge sull'assicurazione contro gli infortuni: attualmente 118.560 franchi (80% di 148.200). Indipendentemente dal fatto che la malattia sia di origine professionale o di altra natura, il FA garantisce questa prestazione (dedotti importi eventualmente già incassati) a tutte le persone che si sono ammalate di mesotelioma dal 2011 in avanti, mentre per quelle che si sono ammalate tra il 2006 e il 2010 una somma fissa di 20.000 franchi. Prestazioni sono inoltre previste per compensare la perdita di guadagno causata dalla totale o parziale incapacità lavorativa, così come per il coniuge superstite e gli orfani a seconda della loro età, per i quali sono previste delle indennità forfettarie che vengono versate dopo la morte della persona a titolo di risarcimento dei costi derivanti dalla malattia e dal decesso. Vantaggi ne trarranno anche le persone la cui malattia viene riconosciuta come di origine professionale, in quanto è stata trovata una soluzione che corregge l'odiosa prassi seguita attualmente dalla Suva nel versare l'indennità per menomazione: il 50 per cento dopo i primi sei mesi di cure palliative –cioè quando ormai non c'è più prospettiva di sopravvivenza– e il resto dopo altri 12 mesi. Una prassi che di fatto priva la maggioranza dei malati di circa la metà dell'importo che spetterebbe loro. Concretamente questo significa che un salariato confrontato con una diagnosi di mesotelioma, grazie al FA otterrà 50-60.000 franchi in più di oggi.
Infine i partecipanti alla tavola rotonda si sono anche accordati sulla creazione di un “Care-Service”, che garantirà un accompagnamento psicosociale a tutte le vittime di mesotelioma.


Per quanto riguarda invece le altre malattie, è prevista una clausola che consente di erogare prestazioni analoghe nei «casi di rigore». A decidere su questi casi sarà una commissione (che si vuole composta di tecnici ed esperti) nominata dalla fondazione che gestirà il Fondo Amianto. A dipendenza dei tempi di risoluzione dell’aspetto finanziario, esso dovrebbe diventare operativo nei primi mesi del 2017.

 

 

IL COMMENTO

Soluzione parziale ma importante


A rigor di logica e di moralità, un Fondo per le vittime dell’amianto dovrebbe garantire un risarcimento a tutte le persone che hanno subìto un’esposizione, lavorativa o ambientale. Solo così si terrebbe in debita considerazione sia il contesto in cui il danno si è consumato, cioè con la piena consapevolezza di datori di lavoro, autorità e assicuratori circa la nocività della fibra, sia il “danno da paura” causato nelle persone che loro malgrado sono entrate in contatto con la polvere killer e che, al pari dei loro familiari, vivono col terrore di morire soffocati, magari 30 o 40 anni dopo.
Ovviamente, una soluzione “globale” di questo tipo non rientra nell’ordine delle cose possibili in Svizzera. La soluzione uscita dai lavori della tavola rotonda va pertanto  salutata positivamente, perché comunque porterà un po’ di sollievo a molte vittime e poi ha il merito di sbloccare una situazione incancrenita da decenni in cui le vittime non riconosciute o (più spesso) le loro vedove e gli orfani sono costrette a estenuanti battaglie giudiziarie.
Ovviamente, per una valutazione definitiva bisognerà attendere la prova dei fatti, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento di malattie asbesto-correlate diverse dal mesotelioma, come per esempio il tumore del polmone, che, come mostra l’inchiesta delle pagine seguenti, non è certamente un problema secondario, benché sottovalutato.

Pubblicato il

29.06.2016 23:32
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