Quanti hanno affermato che la revisione della Legge federale sull'asilo, accettata dalla maggioranza dei votanti il 24 settembre, avrebbe contribuito a lottare in modo efficace contro gli abusi, dovranno presto ricredersi. Anzi, dovrebbero già sin d'ora riconoscere che il colpo di mano blocheriano è un fallimento, poiché sta creando più problemi di quanti non sia in grado di risolvere. All'arbitrarietà di una politica dell'asilo e, più in genere, delle migrazioni, priva di un disegno razionale e organico si sta aggiungendo una nuova aggravante: l'improvvisazione. Lo rilevano i recenti fatti di cronaca, che oltre a suscitare preoccupazioni tra la popolazione, dovrebbero permetterle di aprire finalmente gli occhi, la mente e il cuore. I pretesi abusi non si combattono con i palesi eccessi, bensì con la sensatezza, la cooperazione, il senso della misura, la verità e la giustizia.
Nelle ultime settimane, l'Ufficio federale della Migrazione si è reso protagonista di decisioni a dir poco sconcertanti, trascinando con sé il Dipartimento federale di giustizia e polizia e persino il Consiglio federale. La carrellata di arbitrarietà e improvvisazione è iniziata con l'annuncio del rifiuto di prolungare l'ammissione provvisoria per i richiedenti asilo dalle regioni curde dell'Iraq, per proseguire con la proposta di assumere per le audizioni personale non qualificato quali gli studenti, per continuare con la comunicazione della drastica diminuzione degli incentivi finanziari al rimpatrio attribuiti ai gitani dell'Europa dell'Est e per giungere al rifiuto dell'Esecutivo federale di accogliere cinquecento rifugiati iracheni. Non è male come concentrato di parzialità! Il tragico in tutto ciò sta nel fatto che le scelte compiute mettono in difficoltà quanti cercano aiuto e protezione in Svizzera, nonché gli addetti ai lavori, come i funzionari federali e cantonali e gli operatori dei vari enti attivi nel campo complesso dell'asilo.
La tendenza a fare di ogni erba un fascio si rispecchia negli esempi citati. In primo luogo, le notizie che giungono quotidianamente dall'Iraq parlano di continui attentati e carneficine. Il paese precipita nel baratro del conflitto armato generale e come fa un Ufficio federale a sostenere che vi si può invece vivere sicuri? E come fanno un'opinione pubblica sempre più disorientata e delle Camere federali sempre meno coerenti e credibili a non rendersi conto dell'iniquità di una simile posizione? Lo stesso discorso dicasi dell'intenzione di affidare gli interrogatori di profughi a gente incompetente, che non ha ancora portato a termine la propria formazione accademica e rischia di lasciarsi guidare dalle direttive ufficiali più che dalla conoscenza della materia e dal buon senso. Anche la questione dei gruppi di nomadi europei denota una grave ignoranza dei fatti, poiché è assurdo accomunare i rom originari dalla Romania (dove soffrono di gravi discriminazioni politiche e sociali) a quelli dell'ex-Jugoslavia (provenienti da zone ancora devastate dalla guerra). Avrà termine la spirale del sopruso legalizzato?

Pubblicato il 

25.05.07

Edizione cartacea

Rubrica

Nessun articolo correlato