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Attenti al lupo (comunitario)
di
Flavia Parodi
Gli ambientalisti sono la peste, la scabbia, la scrofola di un sano sviluppo economico. Ho un’ulteriore prova a suffragio di questa tesi. Vi sfido a negarla dopo che avrò esposto le mie illuminanti ragioni. Vorrei affrontare il problema dell’arrivo di un bieco e profittatore predatore italico. Non sto parlando delle ben note bestie da balera. Sto parlando di lupi. Famelici lupi che si avventano impietosi sulle nostre povere e incustodite pecorine. Un ignobile strazio di carni e maglioni di lana che si consuma nel silenzio complice dei nostri boschi. Perché mai dovremmo sopportare tutto questo? Le solite ingerenze ambientaliste. E si trattasse di lottare soltanto contro gli ambientalisti nostrani. Peggio. La Svizzera, mai abbastanza supina e pronta a farsi umiliare, non è mica andata a firmare una convenzione europea che dichiara il lupo specie non cacciabile dunque protetta? Quando si parla di guai e flagelli per il nostro paese spunta sempre il nome di quell’odiosa cosa che ci circonda e opprime (e si allarga): l’Europa. Eh sì, state a vedere che ora bisogna spalancare le frontiere anche al lupo. È il colmo. Ma sì, dai, facciamo entrare tutti. Oggi i canidi e domani, perché no?, anche i plantigradi. Dopo tutti questi primati extra-comunitari. Bello. Molto ecologista. Quindi cosa faremo? Organizzeremo safari in giro per i nostri insidiosissimi boschi? Perché vi sembra giusto che la famiglia Müller vada a fare i pic-nic con la carabina?! E anaconde che scivolano lungo le rapide della Maggia. È questo il Ticino esotico che vogliamo? Senza trascurare gli incommensurabili danni alla nostra economia. In cosa si tradurrebbe, zucconi ambientalisti, l’eccidio pecorino e caprino? Niente più latte, niente più formaggi. Le valli ticinesi che già soffrono per un’economia depressa saranno condannate alla fame dal lupo. Che vergogna! Un paese fiero e indipendente dovrà appoggiarsi a programmi della Fao per assicurare la sopravvivenza della negletta popolazione valligiana già ridotta allo stremo. Grazie filo-lupisti. La realtà è che il lupo è cattivo e va abbattuto. Neanche nel mondo fatato delle favole il lupo è buono. Ah, i saggi ammaestramenti del passato. Perché calpestare le tradizioni? Quanto hanno lottato i nostri bisnonni col fucile in spalla per liberare i nostri boschi da tale flagello. Perché ad un tratto dovremmo accogliere lupi italiani che impunemente attraversano la frontiera? Le tigri sono animali protetti? E gli ippopotami? E i serpenti corallo? E allora mandiamo in Italia queste bestioline svizzere e poi stiamo a vedere come reagiscono nel Bel paese! Gli sgarbi diplomatici passano anche per gli spostamenti non autorizzati di carnivori. D’altra parte gli animali imparano in fretta e imparano con l’esperienza. Vedrete che alla quarta generazione di lupi impallinati in Svizzera quelli cominceranno a cambiare le rotte della propria emigrazione. Una delicata allegoria, se posso azzardare di spingermi oltre nel ragionamento.
Pubblicato il
07.05.04
Edizione cartacea
Anno VII numero 19
Rubrica
L’occhio destro
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