Alcuni ne conosco anche io, di questi mostri che durante l’estate si sono meritati per ben due giorni la prima pagina del quotidiano bellinzonese. Oddio, proprio belli in effetti quelli che frequento io non sono… ma da lì a finire in prima pagina per due giorni consecutivi manco avessero ammazzato qualcuno… D’altra parte l’occasione era troppo ghiotta: una sindacalista che spara a zero sui lavoratori non capita tutti i giorni. E su un tema come quello della malattia poi! Il numero di assenze è troppo alto presso le Officine Ffs di Bellinzona (La Regione del 26 luglio), presso Migros Ticino (area del 17 giugno) e presso Manor Svizzera (journal Rsr La Première del 25 agosto). L’assenteismo, affermano i dirigenti, è nocivo al buon funzionamento e rendimento aziendali: intacca la produttività perché viene temporaneamente a mancare il bagaglio di competenze del lavoratore assente, genera costi supplementari legati ad eventuali supplenze, ed infine provoca un aumento degli oneri assicurativi. Stiamo parlando, tanto per dare qualche cifra, di qualcosa come 4,2 miliardi di franchi di costi diretti nel 2004. Le grandi aziende mettono quindi in atto strategie, della cui buona fede è lecito dubitare, per favorire il benessere dei lavoratori e ridurre quindi il loro assenteismo. L’iniziativa presa dal Groupe Mutuel (assicurazioni) e l’Haute Ecole Valaisanne (HEVs2) non è che l’ultima novità in questo campo. Di comune accordo l’assicurazione e la scuola propongono una “formazione inedita per la gestione dell’assenteismo in azienda” la cui denominazione non lascia spazio a dubbi: “individuare, calcolare e ridurre l’assenteismo ed i suoi costi per l’azienda”. L’assenteismo, tuttavia, non costituisce solo un problema economico per le aziende. La sua pericolosità risiede anche nel fatto che mette in crisi il mito del lavoro e la sua simbologia. Non è quindi un caso che non appena sciorinate le cifre, ci si dilunghi in particolari che rimettono in discussione tanto la pertinenza (la diagnosi del medico) quanto la proporzionalità (la prognosi) dell’assenza. Si tirano in ballo temi come l’onestà, il senso di responsabilità, la professionalità e l’attaccamento dei lavoratori all’azienda. Si mette in discussione la compiacenza dei medici. All’opposto, delle condizioni di lavoro si parla poco o punto. Ci si limita a dei confronti statistici del tipo “siamo sopra o sotto alla media settoriale”, o a delle laconiche constatazioni del tipo “è così per tutti: la globalizzazione ci obbliga ad essere più concorrenziali ed a lavorare di più”. In tutto questo discorso non va perso di vista un elemento cardinale: il diritto alla salute. L’assenteismo è indice di disagio e malessere. E, in ultima analisi, l’assenza serve a superare la malattia per (si spera) ritrovare il proprio benessere. Saper individuare e calcolare l’assenteismo permetterà forse di ridurlo, ma non necessariamente la salute del lavoratore risulterà migliore. È questo diritto, già di per sé poco protetto in Svizzera, che le aziende rimettono in discussione alla faccia e con il sostegno attivo di certi sindacalisti dinamici, coraggiosi e trasparenti… Salute!

Pubblicato il 

02.09.05

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