“Rivoluzione pensionistica”. È con titoli di questo tipo che la stampa europea ha commentato le votazioni federali di domenica in cui il 75% del popolo svizzero si è espresso contro l'innalzamento dell'età pensionabile e il 58% in favore della tredicesima AVS.

 

«Difficilmente gli svizzeri avrebbero potuto dimostrare in modo più chiaro che nel loro Paese, un tempo del liberismo economico e della parsimonia, i tempi stanno cambiando», ha scritto per esempio la Süddeutsche Zeitung sull’accettazione dell’iniziativa dell’Unione sindacale svizzera.

 

Questa vittoria alle urne è davvero rivoluzionaria. È una luce in mezzo all’Europa. Dalla crisi finanziaria globale del 2008, la Commissione europea e i ministri delle finanze dell’UE non hanno fatto altro che incentivare continuamente gli stati membri a varare riforme pensionistiche antisociali. Da allora, quasi tutti i governi europei hanno cercato di innalzare l’età pensionabile. Perlopiù con successo. In Germania, sarà gradualmente portata a 67 anni.

 

Ciononostante non c’è stata alcuna contro-mobilitazione di rilievo. Da un lato perché, purtroppo, anche i socialdemocratici tedeschi sono favorevoli all’innalzamento dell’età pensionabile. E d’altra parte, in Germania gli scioperi contro le riforme pensionistiche sono considerati “scioperi politici”, non consentiti. Inoltre, la Germania conosce strumenti di democrazia diretta, che i sindacati e i movimenti sociali possono utilizzare per intervenire nelle decisioni politiche, solo a livello regionale e locale.

 

Diversa è la situazione in Francia. Nel 2023, la riforma neoliberista delle pensioni del presidente Emmanuel Macron ha provocato massicce proteste. In parlamento, tutti i deputati verdi e di sinistra si sono opposti alla riforma pensionistica, secondo la quale in futuro solo i lavoratori con 43 anni di contributi avrebbero avuto diritto a una pensione completa. Poiché anche alcuni deputati di destra hanno negato il loro sostegno, il governo di Macron ha utilizzato una clausola costituzionale autoritaria e approvato la riforma per decreto. Questo ha portato a settimane di manifestazioni di massa e scioperi, ma ciò non è stato sufficiente a impedire la riforma. Parlamentari di sinistra e sindacati hanno quindi cercato di fermarla con gli strumenti della democrazia diretta.

 

Dal 2013, il 20% di tutti i parlamentari nazionali e il 10% dei cittadini francesi possono chiedere un referendum vincolante. Ma questa via non si è rivelata percorribile, poiché la Corte costituzionale non ha autorizzato la raccolta delle firme per il referendum, peraltro con motivazioni inconsistenti e poco credibili. I risultati delle votazioni di domenica nei Cantoni confinanti con la Francia fanno capire la vera ragione politica.

 

In tutto l’Arco giurassiano oltre il 70% ha votato per la 13esima AVS e più dell’80% contro l’innalzamento dell’età pensionabile. Non è quindi casuale che i sondaggi stimino un misero consenso del 19 per cento per il partito neoliberista di Macron.

 

Pubblicato il 

05.03.24

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