C’è un paese dell’Unione europea in cui ogni anno l’11 febbraio si manifesta nelle strade per ricordare “Il giorno dell’onore” e santificare gli “eroi” nazisti e i loro alleati ungheresi morti nel ‘44 nello scontro con l’Armata Rossa che stava liberando i paesi dell’est dal giogo di Hitler. In questo giorno, neonazi e neofasci di mezz’Europa si danno appuntamento a Budapest e sfilano indossando camice brune e nere tempestate di svastiche gridando slogan antisemiti. La Corte suprema ungherese ha respinto ogni richiesta di impedire questo scempio della democrazia. Se però degli antifascisti non solo ungheresi tentano di fermarlo, la “democrazia illiberale” di Orban entra rudemente in azione e li arresta.

 

L’11 febbraio dello scorso anno tra questi antifascisti arrestati c’era anche Ilaria Salis, giovane maestra italiana messa al gabbio e dimenticata tra cimici scarafaggi e topi; negati per sei mesi i rapporti con la famiglia e l’avvocato italiano, lasciata senza biancheria intima, carta igienica e assorbenti, umiliata, in isolamento per 23 ore al giorno. È accusata di aver malmenato energumeni neonazisti, di cui due ricorsi alle cure mediche e giudicati guaribili in 5 e 8 giorni. Il 29 gennaio è stata portata in tribunale per il processo con le mani legate, i ceppi ai piedi, tirata con un guinzaglio metallico come un cane rabbioso e scortata da un militare in versione antisommossa e il volto coperto da un passamontagna. Neanche fosse Bin Laden o il numero 1 delle Br. Lei si dichiara innocente, la Procura chiede una condanna a 11 anni per un reato – un presunto cazzotto – che a Budapest ne prevede fino a 24.

 

La foto e il video di Ilaria umiliata hanno fatto il giro d’Europa e riaperto il dibattito sull’illiberalità dell’Ungheria che viola i principi fondativi dell’Ue, a partire dall’autonomia della magistratura dall’esecutivo. Come l’ha presa l’Italia, paese d’origine di Ilaria? L’Italia ha un governo guidato da Giorgia Meloni, amica del cuore di Orban, dove se uno spettatore alla Scala grida “viva l’Italia antifascista” viene schedato ma nulla da ridire se mille camerati nerovestiti inquadrati come nazisti fanno il saluto romano gridando il mussoliniano “presente”. Per un anno Meloni che inneggia alla patria nazione non ha fatto nulla per vigilare sul trattamento riservato a una compatriota in attesa di giudizio, neanche una risposta alle lettere di familiari e avvocato di Ilaria. Né ha fatto qualcosa l’ambasciata a Budapest. Solo quelle immagini orribili hanno agitato la politica italiana e chi non voleva vedere ha visto, tranne il ministro Lollobrigida (“non ho visto le immagini e non posso commentare”), cognato di Meloni e sposo della sorella di Giorgia che guida il partito di Giorgia. Immagini che hanno costretto la premier a telefonare al suo amichetto a Budapest per chiedere un trattamento umano per Ilaria. Poi è partita per Bruxelles, ha incontrato Orban e ha svolto il ruolo di mediatrice tra lui e l’Unione bloccata dai veti ungheresi a partire dai finanziamenti a Zelensky. Orban ha detto a Giorgia che anche altri paesi trattano così i detenuti e che lui farà quel che può ma non interverrà sui magistrati perché sono indipendenti, e quel che resta dell’Europa democratica non sa se ridere o piangere. Poi c’è Salvini che coglie l’ennesima occasione per scavalcare a destra Giorgia Meloni, come sul trattamento dei migranti. La partita si gioca sulla pelle di Ilaria nello scontro preelettorale europeo in cui Fratelli d’Italia punta a ribaltare le alleanze isolando i socialisti e schierando con i popolari il suo Partito conservatore europeo che ospita il Pis polacco, Vox spagnolo e il neoacquisto Orban. Salvini invece è con i sovranisti di Identità insieme a Le Pen e i neonazi tedeschi di Afd. Dice che Ilaria deve marcire nelle carceri ungheresi e che guai a farle fare ancora la maestra in Italia. Parlare di stato di diritto e presunzione d’innocenza con il capo della Lega sarebbe una perdita di tempo.

 

Lunedì il caso di Ilaria Salis sarà discusso al Parlamento europeo su richiesta del Pd, e la prossima mossa sarà il ricorso alla Corte europea dei diritti umani. L’ipotesi di un trasferimento ai domiciliari in Italia è resa difficile da un regolamento che prevede prima il passaggio ai domiciliari in Ungheria. Si vedrà dove arriva l’amicizia di Meloni con Orban, che con i suoi ricatti si è confermato un eccellente giocatore di poker e anche questa volta è riuscito a strappare concessioni al suo paese facendo mezza marcia indietro sulle armi a Zelensky. L’altra possibilità di riportare Ilaria in Italia è l’espulsione dall’Ungheria dopo il processo e la prevedibile condanna, ma in questo caso i tempi si allungherebbero dato che la prossima udienza è fissata a maggio, mettendo ulteriormente a rischio non solo la qualità della vita della giovane antifascista italiana, ma anche la sua stessa vita.

Pubblicato il 

02.02.24
Nessun articolo correlato