ll prezzo più alto lo pagherebbero le persone con un reddito normale, cui l’iniziativa vuole imporre di lavorare più a lungo e di vivere la pensione con meno. Lanciata dai giovani liberali-radicali, essa mira infatti ad un rapido e progressivo innalzamento dell’età pensionabile: in un primo tempo andrebbe portata a 66 anni e, come se questo non bastasse, successivamente adeguata in modo automatico in funzione dell’aspettativa di vita dei 65enni. Il che vorrebbe dire portarla presto a 67 anni, poi a 68 anni e via di seguito (si veda l'infografica allegata).

 

«Antisociale, tecnocratica e antidemocratica», è stata definita dal comitato contrario che riunisce forze sindacali e politiche (da sinistra a destra). «L’iniziativa ignora la realtà che vivono oggi i pensionati e non considera l’impatto sul sistema di sicurezza sociale e sulla salute della popolazione», spiega il comitato, temendo un ulteriore aumento delle disuguaglianze sociali.
In Svizzera, le persone che svolgono lavori meno qualificati hanno un’aspettativa di vita inferiore e una salute peggiore in età avanzata. La sola aspettativa di vita non dovrebbe quindi essere il fattore decisivo per determinare l’età pensionabile di riferimento, ma piuttosto il numero di anni in salute durante la pensione.

 

«Chiunque abbia lavorato per tutta la vita ha il diritto di andare in pensione in buona salute e con una qualità di vita il più possibile elevata e il più a lungo possibile», è stato sottolineato in una conferenza stampa di lancio della campagna. E ancora: «Oggi non dobbiamo più lavorare fino alla morte, ma possiamo trascorrere la nostra vecchiaia in sicurezza e dignità. L’iniziativa sulle pensioni mette in discussione questa conquista fondamentale del nostro Stato sociale», ha detto il presidente di Travail Suisse Adrian Wüthrich, cui ha eco fatto il suo omologo dell’USS Maillard: «L’iniziativa mette addirittura a rischio il pensionamento anticipato per le persone che svolgono lavori pesanti e ignora la realtà del mercato del lavoro». Perché in molti ambiti la situazione dei lavoratori anziani è peggiorata, in particolare per quelli tra i 60 e i 64 anni, che rappresentano il gruppo di età con il più alto tasso di disoccupazione. E la disoccupazione tra gli “anziani” sta diminuendo più lentamente rispetto alle altre fasce d’età. Le loro prospettive sul mercato del lavoro poi sono scarse. Questo perché pochi datori di lavoro danno una possibilità alle persone anziane in cerca di lavoro, ha spiegato Maillard.


Infine, il Comitato sottolinea la natura antidemocratica e tecnocratica dell’iniziativa pensionistica. L’adeguamento automatico annuale dell’età pensionabile genera infatti incertezza tra i lavoratori, oltre che enormi oneri amministrativi. Né il Consiglio federale, né il Parlamento, né la popolazione avrebbero voce in capitolo nella definizione dell’età pensionabile. Il che sarebbe troppo persino per l’UDC: «La fissazione automatica dell’età pensionabile è un meccanismo troppo rigido e non compatibile con i nostri principi democratici», ha affermato il consigliere nazionale Thomas Bläsi. Di qui il corale invito ad affossare l’iniziativa.

Pubblicato il 

29.01.24
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