È indubbiamente un risultato storico, una vittoria senza precedenti per il movimento sindacale elvetico l’odierno plebiscito del popolo in favore dell’introduzione di una 13esima rendita AVS. È la prima volta che viene accolta un’iniziativa promossa dai sindacati e la prima in materia di pensioni. Una votazione che determina una conquista sociale, che lancia un messaggio politico chiaro in favore di pensioni dignitose, di un primo pilastro forte e della salvaguardia del potere d’acquisto dei cittadini. Oggi possono tirare un sospiro di sollievo molte persone che fanno fatica a vivere della loro pensione e che di questa rendita supplementare hanno urgente bisogno. Ma l’accettazione popolare dell’iniziativa sindacale è anche una corroborante vittoria di tappa nel quadro delle battaglie, certo ancora tutte da vincere, che ci attendono nei prossimi mesi e anni su questi stessi fronti.

 

Con il 58,2% del popolo svizzero e 15 Cantoni che hanno votato sì, non si può che parlare di un risultato straordinario, che va anche al di là di ogni più rosea aspettativa dei fautori di questa intelligente e lungimirante iniziativa popolare. Anche perché gli avversari della destra, della lobby finanziaria e delle assicurazioni e delle organizzazioni padronali avevano messo in campo l’artiglieria pesante contro la 13esima AVS. Ma alla loro campagna miliardaria e menzognera, il fronte dei favorevoli ha saputo controbattere con l’impegno militante e con la forza degli argomenti ed è riuscito a convincere la maggioranza degli svizzeri (in tutte le regioni del paese e di tutte le generazioni) che la soluzione proposta è una buona soluzione, semplice, facilmente attuabile, oltre che necessaria e urgente.

 

Un’urgenza che ora la politica tutta deve riconoscere, impegnandosi per una rapida attuazione dell’iniziativa, anticipando il più possibile i tempi. Il testo votato prevede che si inizi a versare la 13esima AVS al più tardi dal 2026, ma si può fare anche prima. Basta la volontà politica. Di fronte alla crisi del potere d’acquisto della popolazione pensionata, che costituisce una vera e propria emergenza sociale, come abbiamo avuto modo di raccontare nei mesi passati e come del resto testimonia l’ampiezza del consenso popolare alla 13esima AVS, servono decisioni immediate. Così come si è fatto durante la pandemia per l’emergenza sanitaria o con Credit Suisse di fronte allo spettro della crisi bancaria. A rigor di logica, il Consiglio federale dovrebbe emanare domani mattina un decreto federale urgente e mettere immediatamente in vigore la 13esima AVS. Questo non lo farà, ma ha il dovere di mettersi perlomeno immediatamente al lavoro per preparare una legge di attuazione dell’iniziativa da sottoporre al Parlamento, con l’obiettivo di fare in modo che la 13esima arrivi nelle tasche dei pensionati il più presto possibile.

 

Una 13esima AVS che rappresenta indubbiamente un progresso sociale, ma che non risolve tutti i problemi dei pensionati (di oggi e di domani) in tema di potere d’acquisto e che non ci mette al riparo da nuovi attacchi ai diritti. Come quello previsto dalla riforma della Legge sulla previdenza professionale (su cui si voterà verosimilmente a settembre in seguito al referendum promosso dai sindacati e dalla sinistra), la quale porterebbe la maggior parte delle salariate e dei salariati a pagare più contributi per ricevere rendite pensionistiche inferiori. Un progetto di arretramento sociale che va respinto al mittente senza se e senza ma. Per questo sarà però necessaria una campagna nello stile di quella che ha condotto ai risultati di oggi: all’approvazione della 13esima AVS e alla bocciatura dell’iniziativa che prevedeva un progressivo innalzamento dell’età pensionabile a 66, 67 anni e oltre. Ma nemmeno su questo fronte quella di oggi è una vittoria definitiva: quelli che ci vogliono far lavorare fino alla tomba non si daranno certamente per vinti e torneranno alla carica nei prossimi anni, dopo aver in un certo senso preparato il terreno in questa campagna sull’iniziativa dei giovani liberali, che ha ottenuto un consenso di poco più di un quarto delle cittadine e dei cittadini, che in questo 3 marzo 2024, altro dato positivo della giornata di votazione, si sono recati in massa alle urne: la partecipazione di oltre il 58% è stata nettamente superiore alla media e tra le più alte degli ultimi anni. Il che attribuisce ancora maggior valore all’esito di una consultazione di capitale importanza per i diritti e la qualità di vita in questo paese.

Così come di capitale importanza sarà la votazione del 9 giugno sull’iniziativa del Partito socialista per contenere i premi di cassa malati, che secondo la proposta non devono superare il 10 per cento del reddito disponibile degli assicurati. Un’altra occasione da non lasciarsi sfuggire, a maggior ragione dopo i successi di questa domenica di votazione.

 

 

 

Pubblicato il 

03.03.24
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