Necessaria, urgente, opportuna, finanziabile e attuabile rapidamente. Questo è la 13esima rendita AVS prevista dall’omonima iniziativa popolare promossa dall’Unione sindacale svizzera (per decisione del Congresso del 2018) e su cui saremo chiamati a votare il prossimo 3 marzo. È una soluzione «economica ed efficace» per far fronte a una «crisi del potere d’acquisto senza precedenti» che colpisce particolarmente le pensionate e i pensionati di questo paese che per vivere hanno bisogno di rendite migliori, è stato sottolineato lo scorso 9 gennaio in occasione della conferenza stampa di lancio della campagna da un’ampia alleanza sindacale, politica e di organizzazioni di pensionati.

Tutto costa sempre di più: i generi alimentari, gli affitti, la benzina, l’elettricità, il riscaldamento, i trasporti pubblici; per non parlare poi dei premi dell’assicurazione malattie, che bizzarramente non sono considerati nel calcolo dell’inflazione, ma che rappresentano una voce di spesa sempre più pesante e insopportabile e che per una gran parte di persone vanno a erodere anche più del 30 per cento della rendita AVS. Tutti questi aumenti (illustrati nell’infografica allegata) hanno comportato dal 2021 a oggi una perdita del potere d’acquisto equivalente all’ammontare di una mensilità AVS. E questo in un contesto in cui le rendite (che mediamente oscillano attorno ai 1.800 franchi) sono già di per sé insufficienti. Il tutto si traduce dunque in una diffusa e crescente inquietudine tra i pensionati: «Sono persone che hanno lavorato tutta la vita percependo redditi medi e che si sono sempre considerate appartenenti alla classe media. Hanno un po’ di risparmi e a volte sono anche riusciti a comprare una casa. Ma il massiccio aumento dei prezzi e delle tariffe li ha lasciati nell’indigenza e nell’impotenza. Non sanno proprio come tirare avanti e come uscirne nei decenni a venire. E quando riescono a pagare il necessario, devono rinunciare ai sogni e ai progetti che si erano fatti durante una vita di lavoro», ha spiegato il presidente dell’USS e consigliere agli Stati socialista Pierre-Yves Maillard, puntando il dito contro le mancate risposte del Consiglio federale e della maggioranza del Parlamento di fronte a questa «inedita crisi del potere d’acquisto». «Come possono accontentarsi di dire “arrangiatevi”?», ha tuonato.


Di qui la necessità dell’iniziativa per una 13esima rendita AVS (guarda l'infografica allegata), «una risposta concreta alla situazione incredibile in cui versa la Svizzera. Una risposta a tutti i pensionati, anche a quelli della classe media». Si tratta di un rafforzamento che andrebbe a compensare la perdita di potere d’acquisto descritta. L’iniziativa (denominata ufficialmente “Vivere meglio la pensione”) introduce il versamento a tutti i beneficiari di una rendita di vecchiaia di un supplemento annuo pari a un dodicesimo della rendita annua (cioè a una mensilità in più, una tredicesima appunto, come quella che percepiscono molti salariati). Essa si applicherà a tutti. Anche ai beneficiari di prestazioni complementari, al ceto medio e alle persone benestanti e ricche. «Abbiamo voluto un progetto semplice e universale, perché è l’unico modo per comprendere il ceto medio, che di solito sfugge alle misure sociali “mirate”», ha spiegato il presidente dell’USS. La 13esima rendita AVS, ha dal canto suo sottolineato la presidente di Unia Vania Alleva, è un aiuto «a chi ne ha più bisogno», in particolare le fasce di reddito più basse (tra cui molte donne) lavoratori a tempo parziale o che svolgono mestieri usuranti. Sarebbe «un rafforzamento del principio di ridistribuzione solidale» su cui si basa l’AVS, un sistema in cui più di 9 assicurati su 10 ricevono di più in termini di rendita di quanto versino in contributi salariali.

La conferenza stampa di lancio della campagna è anche stata occasione per fare chiarezza su un punto: la 13esima AVS non è un lusso, ma una misura necessaria e che ci possiamo permettere. Spiega Maillard: «Di fronte all’evidenza del bisogno, non vi sono valide argomentazioni sull’insufficienza delle risorse. Anche perché esse si basano sempre, sin dalla creazione dell’AVS, su previsioni troppo pessimistiche o strumentalizzate». Un esem-pio: «Quindici anni fa, l’ex consigliere federale Pascal Couchepin riteneva che sarebbero stati necessari contributi aggiuntivi del 3,1% per equilibrare i conti dell’AVS nel 2030. E nel 2011, il suo successore Didier Burkhalter, correggendo solo un po’ il tiro, pronosticava che sarebbero stati necessari tra i 6 e gli 11 miliardi di tagli alle prestazioni o aumenti dei contributi tra l’1,9 e il 2,9%. Orbene, le misure poi effettivamente adottate equivalgono a un aumento dello 0,3% dei contributi, a un leggero aumento del contributo della Confederazione, a un aumento dello 0,4% dell’IVA e a circa 800 milioni di risparmi netti sulle spalle delle donne (con l’approvazione della Riforma AVS 21 che ha comportato l’innalzamento della loro età di pensionamento a 65 anni, ndr). Convertito in percentuali di salario, ciò equivale a circa l’1%, che in definitiva è meno delle previsioni più ottimistiche». «Ma c’è un’altra precisazione da fare – ha proseguito Maillard –. Queste misure metteranno l’AVS nel 2030 in una condizione molto migliore di quella del pareggio dei conti, perché queste misure, secondo le previsioni del Consiglio federale, da qui alla fine del decennio, aumenteranno di quasi 20 miliardi (a poco meno di 70 miliardi) il patrimonio dell’AVS».


E questo significa che i calcoli del Consiglio federale (che proprio nei giorni scorsi ha avviato la sua campagna contro l’iniziativa sindacale, anche se con un certo comprensibile imbarazzo della consigliera federale socialista Elisabeth Baume-Schneider) confermano che un’immediata introduzione della 13esima AVS è possibile senza ulteriori misure di finanziamento supplementare.

E sul lungo termine, per coprire i costi, si calcola che sarà sufficiente un contributo aggiuntivo pari allo 0,4% del salario del lavoratore (ossia 80 centesimi al giorno) e dei datori di lavoro. Il che significherebbe: per una venditrice pagare 17 franchi in più al mese per ricevere da pensionata 164 franchi in più di AVS, per Sergio Ermotti 4.400 franchi in più di contributi al mese in cambio di 204 franchi in più di AVS. Ecco spiegata anche l’importanza del contributo che danno i ricchi al sistema dell’AVS.
Un sistema, ha concluso Maillard, «che è il risultato della volontà del popolo, che vuole poter godere di un po’ di libertà e sicurezza materiale dopo quaranta o cinquant’anni di lavoro. La lotta per la difesa e il rafforzamento dell’AVS non è affatto “populista”, come spesso viene definita. È un atto profondamente democratico e patriottico. Indebolire l’AVS significa indebolire il nostro paese e la sua democrazia. Noi vogliamo rafforzarli, ed è per questo che, nella votazione del prossimo 3 marzo, ci impegneremo al massimo per dire sì alla tredicesima AVS e per respingere il continuo innalzamento dell’età pensionabile».

Pubblicato il 

29.01.24